I Paesi di tutto il mondo affrontano sfide socioeconomiche scoraggianti. La disuguaglianza sta aumentando. La coesione si sta indebolendo, c’è una profonda crisi di identità in ogni società. E come dimostrano le manifestazioni in tutto il mondo, la fiducia nei governi è in declino. E così tutti cercano un colpevole. Molti danno la colpa al commercio, alla tecnologia e alla migrazione. Ma questo porta a un puzzle apparentemente irrisolvibile. Una situazione in cui non c’è e non ci può essere soluzione. Si, perché se le persone sono sempre più arrabbiate, se pensano che nessun bene potrà mai arrivare dal commercio, dalla tecnologia, dalla migrazione e dalla politica, pensano anche non ci sarà mai nulla da fare per risolvere le cose.
La Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia, stanno però dimostrando che forse esiste un modo.
Il modello nordico per decenni ha costruito silenziosamente una società che ad oggi sembra anni luce rispetto alle altre. Ha alcune componenti di base che stanno facendo la differenza: uno stato sociale con istruzione e assistenza sanitaria gratuite e di alta qualità, un modello di “flessicurezza” che combina assunzioni e licenziamenti flessibili con una forte sicurezza sociale e mercati aperti con tariffe basse e barriere commerciali minime.
Insieme a questi attributi ben noti, il modello nordico ha un altro elemento, meno conosciuto: un nazionalismo costruttivo. Questo nazionalismo non è definito dal luogo di origine o dal colore della pelle, ma dal contributo di ciascuno al benessere della comunità. Aiutato da tendenze economiche positive, questo particolare mix di elementi ha creato un modello sociale e di governance che concilia crescita e dinamismo con uguaglianza e pace sociale.
Se capito correttamente, il modello nordico può dare importanti lezioni al resto del mondo e, magari può essere adattato ai vari Paesi.
Certo non è facile, ma nel panorama globale i Paesi del nord Europa rappresentano ormai quasi un’utopia, irraggiungibile per tutte le altre nazioni. Sembra assurdo, ma le sicurezze sociali che possiamo trovare in quei Paesi non sono mai state implementate nella maggior parte delle nazioni, nelle altre, ormai la gran parte delle reti sociali è scomparsa, lasciando spazio a mercati stagnati e stipendi da fame, a norme troppo flessibili e all’assenza di qualsiasi salvaguardia.
In breve sembra che il mondo si stia sgretolando, diventando il luogo dove non vorremmo mai vivere, a parte quei pochi Paesi del nord. Unica terra promessa?