Questo è un titolo di Repubblica dell8 settembre 2015. Ed è una tale collezione di assurdità, condita da un tale livello manipolatorio, da meritare lanalisi quasi lettera per lettera.
Lavorano e fanno figli è la frase d’apertura. Allude -senza parere- ad una differenza tra i migranti e i cittadini europei: i primi lavorano, come se i secondi non lo facessero. In realtà, oltre alla indiscutibile realtà della disoccupazione nei Paesi del Sud Europa (che porta al triste fenomeno della migrazione interna), quel lavorano ammicca a ciò che non si può dire: ovvero che gli immigrati sono disponibili a lavorare come schiavi dei caporali al sud e per un pugno di noccioline al nord, e soprattutto non hanno pretese su quei diritti dei lavoratori che ormai fanno parte del DNA degli europei. Insomma, lavorano e basta ed è ciò che serve al capitale.
Inoltre, fanno figli. Diventa un merito: essi fanno figli a differenza degli europei, e si trascura che in molti casi il calo della natalità europea sia dovuto a politiche economiche insensate che impediscono ai nostri giovani persino di metter su casa, figuriamoci figliare. Ne consegue che le famiglie occorra importarle già fatte, particolarmente gradite quelle di poche pretese che con un piatto di minestra crescono frotte di bambini.
VIDEO La guerra vista con gli occhi di una bambina
Proseguendo nellesame di questo interessantissimo titolo, troviamo il PIL dei migranti. Ovviamente ci si riferisce al PIL eventualmente prodotto da questi, che sarebbe una risorsa per finanziare lEuropa. La frase non ha senso alcuno: i migranti non si presentano portandosi il PIL da casa, né consentono in alcun modo di aumentare un PIL che potrebbe essere ugualmente aumentato assumendo personale locale. Questa frase, del tutto assurda, sembra intendere che in Europa ci sia una carenza di forza lavoro e solo importandola si potrà aumentare la produzione. Sarebbe bello sapere cosa pensano i milioni di disoccupati europei di tali farneticanti asserzioni: probabilmente si sentono un filino presi per il culo.
Siamo solo a metà del titolo, e il bello arriva adesso. Per salvare le nostre pensioni: qui la propaganda si fa sfacciata, coinvolgendo quella parte dellopinione pubblica più indifesa alle manipolazioni. E cioè i pensionati, a cui si comunica che le pensioni sarebbero da salvare da chissà quale incombente pericolo, per renderli così disponibili a qualsiasi soluzione. Soluzione rappresentata appunto dai migranti, anzi per lesattezza da 250 milioni di rifugiati: lapoteosi del ridicolo. I rifugiati sono principalmente i profughi di guerra, e se si auspica larrivo di ben 250 milioni di essi – un numero sbalorditivo – evidentemente in qualche modo bisogna pur produrli: a quante guerre dobbiamo andare incontro per creare tutta questa enorme manodopera a basso costo? Perché di manodopera si tratta, visto che è stata usata la parola servono. Ma naturalmente non è così, è semplicemente la solita sostituzione (ultimamente obbligatoria su tutti i media) della parola immigrati con rifugiati, in spregio a qualunque logica e persino alla lingua italiana.
Qualcuno potrebbe stupirsi delluso di decine di righe per esaminare un titolo di sole quattro righe. Ma qui non si tratta di un semplice titolo di giornale: questo è un manifesto politico, la summa degli eventi delle ultime settimane, luscita allo scoperto delle intenzioni dei governi riguardo allimmigrazione e al futuro economico del continente, e soprattutto il risultato dellimmensa manipolazione mediatica a cui siamo stati sottoposti. Daltronde, è un progetto dellONU che risale a qualche anno fa: lEuropa dovrà accogliere centinaia di milioni di persone come immigrazione di rimpiazzo (definizione ONU) per fronteggiare il calo delle nascite.
Per i governi, evidentemente, sovrappopolazione e disoccupazione non sono più un problema: e dove ce nè per 350 milioni, ne dovrà bastare per 600. La stampa, come sempre, ottempera…