di Chiara Appendino – Promessa mantenuta: l’occupazione del MOI è finita e le palazzine sono state liberate. Avevamo promesso che lo avremmo fatto entro la fine del mandato, invece siamo riusciti a finire questo enorme lavoro con ben due anni di anticipo. Si chiude così una delle pagine più buie e difficili della storia recente di Torino.
Il MOI (o ex-MOI, ex-villaggio olimpico) – “eredità” delle Olimpiadi Invernali 2006 – dopo essere stato lasciato in stato di abbandono venne occupato, nel 2013 da un gruppo di migranti, che lì si stabilì, rendendo quel luogo, di lì a poco, meta di numerose persone nella stessa condizione, giungendo alla cifra di oltre 1300 presenze abusive, dando vita alla più grande occupazione d’Europa. In quelle palazzine, per cinque lunghi anni, hanno vissuto persone e famiglie in condizioni che non ho mai esitato a definire incivili, private della loro dignità e dei loro diritti, a partire da quello alla salute. Purtroppo quegli spazi troppe volte sono anche stati teatro di fatti di cronaca nera, in un crescente clima di tensione interno alle palazzine e in tutto il quartiere. Non esageriamo se diciamo che il MOI era una polveriera pronta ad esplodere, abbandonata dalle Istituzioni, e che l’esacerbarsi dei conflitti è stato contenuto grazie all’encomiabile lavoro di volontari e realtà del Terzo Settore, che non ringrazieremo mai abbastanza.
MOI: un’emergenza che questa Amministrazione ha affrontato subito
Quando ci siamo candidati alla guida di Torino avevamo chiara una cosa: superare l’occupazione del MOI era una priorità assoluta. Sapevamo che non sarebbe stato facile e che sarebbe stato un percorso lungo ma ci siamo messi subito al lavoro, senza paura.
Dal primo momento ci siamo prefissati degli obiettivi. La liberazione del MOI si sarebbe svolta in maniera pacifica, senza scontri. Nel pieno rispetto degli abitanti del quartiere e degli occupanti. Sapevamo che la dignità delle persone – di tutte le persone – è un bene prezioso che le Istituzioni devono tutelare e avremmo provato ad evitare in ogni modo di usare la forza. Tutti gli occupanti aventi diritto sarebbero stati ricollocati sul territorio regionale, prevedendo, laddove possibile, progetti di inclusione sociale al fine di renderli quanto più possibile autonomi.
Ex-MOI: il Modello Torino come risposta concreta
Per farlo abbiamo istituito un tavolo, intorno al quale si sono seduti Ministero dell’Interno, Regione Piemonte, Città di Torino, con l’encomiabile lavoro della Vicesindaca Sonia Schellino, Città Metropolitana di Torino, Circoscrizione 8, Diocesi, Prefettura e Compagnia di San Paolo. Ognuna di queste realtà condivideva lo stesso approccio e questo ha reso possibile partire in tempi brevi con un progetto efficace che, da lì a poco, sarebbe diventato un vero e proprio modello, il Modello Torino, certamente alternativo alle ruspe, da seguire per tutto il Paese.
La roadmap era definita: avremmo iniziato con le prime due palazzine e gli scantinati per poi finire entro il 2021 con il resto degli spazi occupati. Successivamente, vista la bontà del progetto e il fatto che si stesse procedendo di concerto laddove erano in molti pronti a scommettere che non ce l’avremmo fatta, il Governo e la Regione Piemonte hanno deciso di incrementare i fondi disponibili. Una scelta che abbiamo apprezzato e che ha permesso di accelerare un processo già avviato, che oggi, finalmente, dopo sei lunghi anni, vede la sua conclusione. Tutelando altresì l’incolumità degli occupanti alla luce di potenziali rischi strutturali delle palazzine.
Ex-MOI: da oggi si scrive una nuova storia per Torino
Oggi anche le ultime palazzine del MOI sono state liberate e, gli occupanti, ricollocati in coerenza con il progetto. Dopo un primo censimento, verranno successivamente trasferiti nei comuni di Settimo Torinese e di Castello di Annone (AT), a cui sindaci e comunità va il nostro ringraziamento.
Adesso il nostro obiettivo è restituire quegli spazi al quartiere e alla Città. Con nuovi progetti, nuove riqualificazioni, nuove prospettive di sviluppo. E, soprattutto, fare in modo che – finché ci sarà questa Amministrazione – situazioni come quelle del MOI rimangano solo un brutto ricordo.
Torno a ringraziare tutte le Istituzioni e le realtà che hanno reso possibile tutto questo. Ringrazio tutti i volontari e le associazioni e anche i cittadini che, nonostante le mille difficoltà, hanno tollerato questa situazione. Ed è a quegli stessi cittadini che, a nome della città, chiedo scusa per una vicenda che a Torino non meritava.
Ora andiamo avanti.