Migliaia di bambini belgi sono scesi in piazza per la quarta settimana consecutiva giovedì 30 gennaio, chiedendo di fare di più per migliorare la politica climatica.
“Farò i miei compiti quando voi farete i vostri”. E’ questo uno dei cartelli branditi da alcuni piccoli nella regione della Vallonia, e che cattura l’essenza di un movimento che sta guadagnando sempre più slancio in tutto il paese.
Gli scioperi scolastici fanno parte di un movimento più ampio che ha mobilitato migliaia di alunni in tutto il Belgio, tra cui 12.500 che hanno marciato giovedì scorso a Bruxelles per protestare contro l’inerzia dei politici nei riguardi dei cambiamenti climatici.
È la quarta settimana in cui gli studenti saltano la scuola per partecipare allo sciopero e sono determinati a non fermarsi qui.
“Continueremo finché non saremo sicuri di essere stati ascoltati”, ha dichiarato Adélaïde Charlier, uno dei coordinatori di Youth4Climate, l’organizzazione di base dietro la marcia.
“Non si tratta più solo delle idee dei giovani, chiunque può postare i loro suggerimenti”, ha detto, invitando le persone a contribuire con idee per ridurre le emissioni di carbonio sulla loro nuova piattaforma online disponibile in francese, olandese e inglese.
Ampie proteste sono iniziate in tutto il Belgio il 2 dicembre con una marcia “Claim the Climate”, quando oltre 65.000 dimostranti hanno chiesto ai leader belgi ed europei di adottare politiche climatiche in linea con gli obiettivi stabiliti dall’Accordo di Parigi nel 2015.
Le proteste vengono in contemporanea del discorso di Greta Thunberg, la giovane attivista svedese, al World Economic Forum di Davos.
Ce lo stanno chiedendo a gran voce i bambini di tutto il mondo. Non è questo il mondo che vogliono. Quanto dobbiamo ancora aspettare per cambiare la rotta?