E’ finita la raccolta delle figurine Panini per l’album del Quirinale. Prodi? Celo, manca, celo, manca, manca proprio. Fassino? manca, manca , manca. Amato buttato contro il muro, carta coperta da Mattarella, manca, manca, l’ex tesoriere di Bottino Craxi. E’ avvenuto una specie di Carnevale anticipato durante il quale i problemi del Paese sono stati accantonati in nome di una guerra tra bande per posizionare il proprio candidato sperando che in futuro faccia l’interesse di chi ha contribuito a farlo eleggere. Il Palio di Siena dove la regola è “nessuna regola” trasferito in Parlamento. Si parla di vittorie e sconfitte (l’Italia è sullo sfondo e c’entra poco o nulla) e nessuno ci sta ad aver perso. E’ sempre l’altro partito, capo corrente, ‘l’ala dissidente o quella maggioritaria ad esserne uscita con le ossa rotte. Berlusconi ha perso? No! ha vinto. Renzie è stato degno di Machiavelli? No! ha agito in funzione delle circostanze e si è comportato da Bruto e Maramaldo e Giuda, oltre che mancare (come sempre) alla parola data, anche se mancare di parola al capo di un partito fondato insieme alla mafia non è peccato. Per non parlare di Alfano che ha sì straperso, ma solo per senso di responsabilità verso il Paese. Ora che l’album è completato e gli italiani discuteranno nei bar su chi ha vinto e chi ha perso, come se si fosse trattato di un derby e non dell’elezione di un presidente della Repubblica, ricominceranno i problemi della disoccupazione, della corruzione, della criminalità fusa con la politica. Al gioco di “celo manca” uscirà puntualmente manca e a perdere sarà, come sempre, il cittadino che ora grida “Viva Mattarella” e che ieri non sapeva neppure chi fosse.
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