Pecunia non olet. Per la Confindustria questo è molto più di un comandamento. E’ un modo di essere. La spazzatura olet, ma non per la Marcegaglia. Per lei la monnezza è come lo Chanel numero 5.
L’oncologo Michelangiolo Bolognini fa luce sui veri motivi di Monnezzopoli. Confindustria cambierà presto nome: si chiamerà Puzzindustria in onore della nuova Kali: MarceKali degli inceneritori.
Il sistema industriale italiano è in grave crisi sul versante produttivo. I gruppi industriali che più contano sono ricorsi da un pezzo allassistenza pubblica, che viene elargita sotto varie forme più o meno mascherate dallinteresse collettivo.
Uno dei casi più rilevanti è stato, ed è, quello delle incentivazioni CIP6 finanziate da una tassa occulta, di circa il 7%, sulle bollette elettriche dei consumatori (che avrebbero dovuto finanziare le fonti di energia rinnovabile), beneficiano, con finanziamenti annuali miliardari, soprattutto i proprietari di impianti che bruciano residui petroliferi, i rifiuti e/o le cosiddette biomasse.
Gli impianti di incenerimento sono inutili, specie nel caso che si attui una corretta gestione dei rifiuti con raccolta differenziata domiciliari, trasformazione in compost della parte biodegradabile, umida, del rifiuto, riciclo e recupero di materiali; questi dati sono noti ed incontrovertibili tra gli esperti.
Nella categoria degli esperti non si ritrovano quindi, con tutta evidenza, i politici professionisti, la grande stampa, ed anche limprenditoria vincente ed assistita, proprietaria, questa, della grande stampa.
Un esempio evidente è stato il discorso di insediamento allassise di Confindustria dove la neo-presidente Emma Marcegaglia ha così affermato: “I sistemi di gestione dei rifiuti sono molto vicini al collasso in molte regioni, anche perché si dice no ai termovalorizzatori, attivi in tutti gli altri Paesi. Paghiamo i costi più alti d’Europa per l’energia. Strano, perché la signora Marcegaglia di rifiuti ne dovrebbe sapere qualcosa, visto che ha tre impianti di incenerimento per combustibile da rifiuti(CDR) in fase di realizzazione (Massafra, Manfredonia, Modugno), si è poi aggiudicata laffidamento del pubblico servizio di gestione del sistema impiantistico di recupero energetico a servizio dei bacini di utenza Lecce1, 2 e 3 e gestisce anche la Filiera Rifiuti Speciali Oikothen di Augusta, con autorizzazione peraltro sospesa da Regione Sicilia e Comune di Augusta, ed in altra colonia meridionale, a Cutro, in Calabria, ha già in attività una Centrale elettrica a biomasse.
Strano, anche, che la signora Marcegaglia si lamenti degli alti costi dellenergia visto che quota parte dei sovrapprezzi elettrici, che il consumatore italiano paga con il meccanismo dei CIP6, già arriva alla sua citata Centrale elettrica di Cutro; a tale proposito potrebbe risultare interessante lulteriore possibilità di guadagno ottenibile con lultima legge Finanziaria
La mossa del governo è chiara, politicamente efficace ed apprezzabile, non solo dalle forze politiche della maggioranza, ma anche quelle dellopposizione, dai cattolici sedicenti difensori della vita, ai democratici ombra, fino ai grandi moralisti e moralizzatori per via giudiziaria: si trattava e si tratta, per il governo, come pure per lopposizione, di dare un segnale, colpire uno per educarne cento , partendo proprio dal sito più tecnicamente indifendibile, anche perché la vera partita è unaltra: la realizzazione, in Campania, ma anche nel resto dItalia dei termovalorizzatori.
Occorre ricordare come, dopo che per mesi mass media e frotte di politici ignoranti avevano proposto, in modo martellante, la «termovalorizzazione» mediante incenerimento, non solo come soluzione al problema rifiuti, ma anche come alternativa alle discariche (dato, quest ultimo fantasioso, in quanto se anche la «termovalorizzazione» fosse integrale per tutti i rifiuti, non li eliminerebbe fisicamente, ma si limiterebbe a ridurli a circa il 30% della massa iniziale, oltre a produrrne, a sua volta e in quota non irrilevante, un ulteriore 3-5% e di una tipologia estremamente pericolosa, e tutti questi rifiuti hanno a loro volta bisogno di discariche), si è dovuto finalmente ammettere che è solo con lutilizzo delle discariche che si può risolvere lemergenza.
A dispetto infatti di tutte le retoriche inceneritoriste, che sostengono la termovalorizzazione come la soluzione di tutto, è stata la chiusura delle discariche allora esistenti in Campania e la mancata previsione di nuove discariche nel cosiddetto ciclo integrato dei rifiuti, insieme alla infima qualità degli impianti delle imprese del gruppo Impregilo di Cesare Romiti, da quelli che dovevano produrre Combustibile da rifiuti (Cdr) diventato semplicemente «ecoballe» e lassoluta insufficienza del progetto del primo impianto di «termovalorizzazione», quello di Acerra, (per il quale non veniva previsto, originariamente, nemmeno un soddisfacente sistema di abbattimento degli inquinanti, tanto che il gruppo di lavoro del ministero dellAmbiente, che successivamente revisionerà il progetto, imporrà “adeguamenti” tecnici per un costo di 25 milioni di euro) che hanno causato lemergenza rifiuti (vedi Camorra di Stato e stato di emergenza, pubblicato su il Il Ponte ).
Dal punto di vista tecnico, mentre è necessario realizzare nuove discariche (su scala regionale, e non su base provinciale o comunale, se siamo in zone intensamente urbanizzate ), ovviamente in aree idonee dal punto di vista idrogeologico, e distanti dai centri abitati, è improponibile la realizzazione di questi impianti in aree urbane, a tale proposito si può ricordare come la prima normativa italiana sulla gestione dei rifiuti, la legge 20 marzo 1941, n. 366, stabilisse una distanza minima di 1000 metri dall’abitato per gli impianti di trattamento dei rifiuti, una norma di puro buonsenso, purtroppo non più ripresa, nelle normative successive.
Quello che sta accadendo a Napoli dovrebbe, infatti, far interrogare tanti conformisti sul completo fallimento di una cultura ambientalista che non ha saputo, né voluto, emanciparsi dai dettati dellecocapitalismo egemone, quello malthusiano che enfatizza catastrofismi profittevoli, come la crescita della CO2, che è così diventato lunico gas nocivo riconosciuto e certificato, (oltre che merce da trattare nei nuovi mercati dei diritti allinquinamento).
Non a caso, il bombardamento terroristico sui Cambiamenti climatici serve alla presidente di Confindustria per chiedere una nuova politica energetica che riparta dal nucleare, unico modo per coniugare politica energetica con riduzione dei costi e cambiamenti climatici.
Ma il fatto peggiore è che questo catastrofismo confindustriale, che viene imposto in tutte le salse, copre e fa trascurare la drammatica crescita degli inquinanti direttamente nocivi per gli esseri viventi, compreso gli esseri umani: dagli inquinanti organici persistenti, diossine e policlorofenili-PCB; ai metalli pesanti, anchessi persistenti, cancerogeni riconosciuti, teratogeni o estremamente tossici; alle polveri ultrafini (PM0,1 ed inferiori) che non vengono nemmeno misurate; e, collegati a questo, la crescita altrettanto allarmante, dei tumori, anche nei bambini e negli adolescenti; delle malattie degenerative negli anziani, delle malformazioni nei neonati, della sterilità negli adulti.
Esistono numerosi dati scientifici che stanno dimostrando una correlazione diretta e di ampio raggio, prima impensata, tra queste malattie e gli inquinanti ambientali prima citati che andrebbero da subito eliminati o ridotti il più possibile.
Tutto questo viene ignorato dagli apparati culturali dominanti, anche quelli ambientalisti come pure, a maggior ragione, dai politici governativi che si dotano di tecnici compiacenti, ancien régime, meglio se con comuni interessi economici e di affari.
Non si evidenziano, o si nascondono, dati scientifici sempre più solidi ed evidenti che correlano la salute con linquinamento da alcuni inquinanti specifici, in ben studiate campagne di disinformazione e manipolazione mediatica.
Una mano a questa manipolazione viene anche data da ben costruiti eroi anticamorristi, che focalizzano lattenzione sulla sola malavita locale, guardandosi bene di evidenziare le responsabilità dei salotti buoni della finanza e dellimprenditoria vincente.
Lo stesso lavoro che viene fatto anche da certi moralisti confindustriali, giornalisti della grande stampa che denunciano molto sprechi e ruberie pubbliche e, molto meno, o per nulla, le maggiori ruberie private.
La neopresidente di Confindustria può impunemente affermare:Bisogna tornare al rispetto delle regole. Mi dispiace per la popolazione che sta annegando tra i rifiuti per colpa di piccoli gruppi che stanno provocando incidenti, ma è venuto il momento che lo Stato a Napoli riprenda il suo ruolo. Cè la necessità di sbloccare tutti gli investimenti, dai termovalorizzatori alle ferrovie, alle autostrade che sono stati bloccati per motivi ambientali. Non accetteremo più che piccoli gruppi in malafede blocchino il Paese e ci condannino al declino. Certo bisognerà dialogare con la gente parlando di compensazioni, ma poi bisognerà chiudere con i veti (” il Sole 24 ore, 5 maggio 2008) ; linea dura e legalità, dunque, mentre solo alcuni mesi fa la Marcegaglia SpA ha petteggiato una sanzione di 500 mila euro più 250 mila euro di confisca per una tangente di un milione 158 mila euro pagata a Lorenzo Marzocchi di EniPower. Oltre al patteggiamento dell’azienda, Antonio Marcegaglia, fratello di Emma, ha patteggiato 11 mesi di reclusione con sospensione della pena.
Un Sistema Paese che per far funzionare, a ogni costo, imprese decotte, ha bisogno dei militari è forse davvero più che al declino, declinato da un pezzo.
Resta però un’unica consolazione, la risoluzione dellemergenza campana, con le discariche, potrà rendere evidente la colossale truffa del sistema inceneritorista, senza il messaggio fuorviante dei rifiuti per strada: sta ai cittadini responsabili; ai tecnici ed ai professionisti che seguono la loro deontologia; agli imprenditori coraggiosi che, ostacolati da tutti, hanno realizzato filiere di recupero di materia esemplari; prendersi carico di questo compito, con la consapevolezza di essere la potenziale maggioranza del Paese e per la sua possibile salvezza.” Michelangiolo Bolognini, medico oncologo
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