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L’Italia versa alle casse dell’Europa 12/13 miliardi di euro all’anno. Ne riceve 7/8. La differenza è destinata a iniziative comunitarie, ai Paesi europei in via di sviluppo, alle new entry della Comunità, come la Romania, la Bulgaria, ecc. I miliardi che tornano indietro hanno un infelice destino. Le mafie li aspettano alla frontiera. Le lobby dei partiti li usano per finanza elettorale (si chiama voto di scambio). Capita con una certa frequenza che mafie e partiti si uniscano per il banchetto. Non tutti i miliardi riescono ad essere spesi, per farlo ci vogliono progetti e capacità di eseguirli (o almeno di simularli). Succede allora che decine di miliardi siano congelati, come ha detto ieri Tremorti. Ma questa è una fortuna, non una jattura. Quando li scongeli, i fondi comunitari producono soprattutto cemento sotto le forme più svariate.
L’Italia è leader per le truffe alla Comunità Europea. Le truffe hanno un doppio effetto. Si usano le nostre tasse per delinquere in vario modo (gli italiani sono ingegnosi) e sulle truffe scoperte (una minoranza data l’impossibilità di effettuare controlli a tappeto) si paga una sanzione. Cornuti e sanzionati.
L’approvazione dei progetti, e quindi la destinazione dei miliardi, viene fatta da anonimi funzionari comunitari che hanno la responsabilità di spostare cifre incredibili. L’elenco dei progetti, delle motivazioni, il livello di spesa, l’avanzamento, i benefici prodotti sono ignoti al cittadino comune. Dovrebbero invece essere parte di una comunicazione istituzionale, semplice e capillare, da parte del Governo, comprensibile anche alla casalinga di Voghera (quella che finanzia i progetti). Per ogni progetto una web cam, il nome del responsabile, l’andamento. Non è difficile, è solo impossibile in un Paese come il nostro.
I fondi comunitari sono anche usati a fine di propaganda come avviene per la TAV in Val di Susa. Per realizzare un’opera inutile, la galleria più lunga d’Europa, dai 15 ai 20 miliardi di spesa, per far transitare merci che ogni anno diminuiscono sull’attuale tratta ferroviaria. Per uno scempio simile ci si appella ai fondi comunitari (soldi nostri) che coprirebbero in realtà solo qualche centinaio di milioni di spesa. Se avete letto finora avrete capito che gli italiani sono presi per i fondi che dovrebbero essere chiamati fondelli. L’Italia dovrebbe versare alla Comunità solo una quota sufficiente per il funzionamento dei suoi organismi (Bruxelles e Strasburgo sono due doppioni, uno va eliminato, ndr), forse 2/300 milioni, il resto lo Stato lo utilizzi per le pensioni, la scuola, la sanità e la diminuzione del debito pubblico. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.