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Quando partecipai all’assemblea Telecom nel 2007, l’allora amministratore delegato Carlo Buora minacciò querele (mai viste). Questa volta l’attuale ad Franco Bernabè mi ha risposto. E’ senz’altro un progresso importante. Purtroppo, non per colpa di Bernabè, è troppo poco e troppo tardi. Neppure Superman potrebbe salvare Telecom dalla sorte di essere accorpata a un grande gruppo straniero. Piccola, indebitata, in un Paese senza infrastrutture, dove la banda larga è stata sostituita dal digitale terrestre e gli ingegneri da tronisti e veline, con un Governo che non ha la più pallida idea del futuro. Dove un quasi ottantenne come Gianni Letta ha bloccato 800 milioni di investimenti già previsti per ridurre il digital divide che ci separa dall’Europa e ci accomuna alla Grecia.
Bernabè fa affermazioni importanti sulla distruzione di valore causata dall’Opa a debito che lui non volle e per questo (gliene dò atto) fu cacciato. Si dimentica però il cognome del responsabile della peggior decisione politico/industriale del dopoguerra: Massimo D’Alema (allora presidente del Consiglio) e di tutti coloro che in seguito grazie alla sua decisione si sono arricchiti impoverendo la società. Siamo ultimi nelle telecomunicazioni tra i Paesi che contano qualcosa, caro Bernabè, e le posso testimoniare che in Italia non esiste alcuna struttura di rete di eccellenza, e lo affermo proprio perché giro il mondo e vivo in Italia. Alla prossima assemblea se può trasmetta la diretta streaming della giornata dal portale di Telecom, lo scorso giovedì in diretta c’erano solo alcuni messaggi su Twitter e sul portale appariva la pubblicità della Hunziker. La ringrazio della sua risposta. Beppe Grillo.
Lettera di Franco Bernabè.
“Cè una cosa di cui sono contento, caro Grillo: sia io che lei, come per fortuna molti altri, abbiamo ben chiaro che linfrastruttura portante per il futuro del nostro Paese si chiama soprattutto Telecom Italia. Su altre cose non sono daccordo come lo ho detto ieri rispondendo al suo intervento in Assemblea, ma lei è andato via dopo aver parlato, quindi mi pare opportuno risponderle ora sul suo blog, dove il suo intervento di ieri è riassunto.
Ieri le ho detto che non cera nessun funerale da celebrare, perché Telecom non è morta. È stata ferita, questo si, molto valore è stato sottratto nei passati dieci anni, ed io stesso ne fui facile profeta cercando fino alla fine di evitare lOpa a debito. Ma i dati che abbiamo presentato dimostrano che possiamo farcela a rimettere in carreggiata questa importante realtà, nellinteresse dei suoi lavoratori, dei suoi azionisti e di tutti i cittadini.
Non abbiamo alcuna intenzione, né lo abbiamo mai fatto, di rinunciare ai nostri migliori ingegneri e informatici e non stiamo escludendo dallazienda nessuna figura centrale per il nostro futuro. Stiamo solo creando strutture più razionali per poter essere un operatore del futuro, nella struttura e nelle competenze, che le garantisco deve essere ben diverso da quanto il mercato ha chiesto fino ad oggi. E mentre altri operatori che lei ha citato hanno molto da fare per gestire imperi geografici imponenti che noi non abbiamo più, pur nella cattiva sorte di doverci occupare oggi prioritariamente di creare le condizioni di una ripartenza, ci presenteremo meglio attrezzati di molti per le nuove sfide che attendono tutti, in un mondo interconnesso e digitale.
I dividendi che secondo lei non sono dovuti agli azionisti di aziende fortemente indebitati sono oggi sostenibili e sono stati tagliati dei due terzi da quando io sono in azienda. La rete non è un colabrodo ma da molti dati risulta essere una struttura di eccellenza (e lei che gira il mondo dovrebbe facilmente accorgersene), così come i nostri investimenti, che ci sono e sono ingenti, stanno continuando a far migliorare tutti gli indicatori di qualità, certificati dalla Autorità di settore, sviluppando la rete per tutti i cittadini.
Quello per cui siamo ultimi nelle classifiche europee non è come lei dice la diffusione dellinfrastruttura per la banda larga, ma il suo utilizzo presso famiglie, scuole, aziende e amministrazioni. Lo stimolo della domanda, che passa principalmente per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, è già partito con la recente introduzione della Posta Elettronica Certificata, e siamo con lei nello sperare che il processo sia veloce e produttivo per tutti.
Infine il suo lungo argomentare sulle responsabilità delle passate gestioni e sulla destinazione a lei oscura dei soldi provenienti delle molte dismissioni. Io ho sempre detto che dei reati si occupa la magistratura, io faccio il manager, non il poliziotto, e gestisco al meglio quello che mi hanno consegnato. La magistratura, che ha mezzi ben più penetranti di una azienda, mi pare invece stia già occupandosi molto di cosa è accaduto in Telecom Italia negli anni passati. Noi non possiamo che affidarci a chi deve e sa come fare il proprio mestiere, e con ogni evidenza lo sta già facendo.
Sono comunque sempre a disposizione sua e dei frequentatori del suo importante blog per chiarire tutto quello che in uno spirito costruttivo possa contribuire a far crescere la cultura digitale nel nostro Paese.”
Cordialmente, Franco Bernabè