Maurizio Gasparri nasce a Roma nel 1951. Ripete cinque volte la prima elementare e deve aggiornare la sua data di nascita al 1956 per continuare a frequentare la scuola. Nessuno dei suoi compagni sospetta la sua vera età. Pensano solo che sia un po’ ritardato, “grande e ciula“. Capisce subito che l’unica possibilità per lui è darsi alla politica. Se l’intelligenza non abbonda, il phisique du role però non manca a Maurizio, lo riconobbe la stessa Oriana Fallaci anni dopo: “Ce n’è un altro che sembra lo scemo del villaggio. Ha una faccia così poco intelligente, poverino, e un labbro così pendulo, che viene voglia di pagargli una plastica“. Fini vede in quel ragazzo la controfigura di Starace, il segretario nazionale del partito fascista celebrato per vent’anni su tutti i muri d’Italia con la scritta “Starace chi legge!“, e lo fa giocare nella squadra di calcio dell’MSI. Gasparri pensa di essere arrivato al top della sua carriera e, invece, è solo all’inizio. Facile all’innamoramento disse di Di Pietro “E’ un mito, meglio di Mussolini” per poi rinnegarlo come “peggior politico italiano” quando entra a servizio di Berlusconi. Diventa persino ministro delle Telecomunicazioni e gli intestano una legge che non ha mai capito fino in fondo anche se Confalonieri ha passato intere notti a spiegargliela per salvare il monopolio televisivo di Mediaset. Secondo Storace, suo ex compagno di partito: “Quella legge Gasparri non solo non l’ha scritta, ma non l’ha neppure letta“. E’ il primo caso di ministro inconsapevole, soltanto anni dopo arriverà Scajola. E’ il padre di un aborto noto come digitale terrestre, in questo rispettando il motto “Qualis pater, talis filius“. Qualcuno male informato lo tirò in ballo ai tempi di “Chiappe d’oro“, un presunto politico che andava a trans. Lui chiarì immediatamente: “E’ tutto un equivoco, Un giorno nel ’96, mi sono perduto in macchina nella zona dell’Acqua Acetosa a Roma, un’area che pullula di transessuali, e in questo girovagare sono stato fermato dai Carabinieri a cui ho chiesto indicazioni stradali“. Fini gli regalò immediatamente un Tom Tom, di cui Gasparri non ha mai capito il funzionamento, lo confonde con il Bunga Bunga e nonostante numerosi tentativi non ha mai raggiunto l’orgasmo. Da ex giornalista di partito (ha scritto sul Secolo d’Italia), considera i giornalisti liberi una vera provocazione. Santoro e Vauro sono “due volgari sciacalli che vomitano insulti con le tasche piene di soldi dei cittadini” e per Enzo Biagi propose il martirio: “Biagi e Santoro stanno cercando con tutti i mezzi il martirio mediatico. Verrebbe proprio da dire: allora diamoglielo, quello che cercano“. Un vero democratico. E’ un sincero alfiere dell’antimafia e conosceva talmente bene Paolo Borsellino da svelare al Movimento delle agende rosse che “Salvatore Borsellino era disistimato dal fratello“. E’ comunque un punto di riferimento per i giovani. Infatti se uno come lui è diventato ministro, chiunque ha una speranza nella vita.
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