Correva l’anno 2006. L’esaltazione dell’immigrazione “necessaria“, “per far crescere il Paese“, “voluta dagli industriali” era una balla bipartisan, condivisa da destra e da sinistra. Da destra per calmierare il mercato del lavoro, da sinistra per motivi elettorali. Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà Sociale, disse “Nel continente africano ci sarebbero trenta milioni di giovani, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, pronti a lasciare casa e affetti e aggiunse sono loro che vengono a fare lavori che spesso gli italiani non vogliono più fare… oggi dobbiamo capire di essere diventati un Paese di immigrazione“. Ferrero non aveva capito un cazzo, Prodi andò a casa e Rifondazione Comunista fu cancellata dal Parlamento. Gli immigrati “venuti a fare i lavori che gli italiani non vogliono più fare” sono stati impiegati soprattutto nell’edilizia. L’Italia è stata cementificata con nuovi edifici pubblici, viadotti, quarte corsie, capannoni, aree residenziali senza residenti. Chi ha costruito, in particolare al Nord, ha incassato cifre mai viste. I nuovi arrivati sono stati trattati come schiavi moderni, sottopagati, spesso sacrificati al Dio Denaro con offerte umane chiamate “Morti bianche“, senza garanzie sociali, cittadini “invisibili“. Sono passati cinque anni. Il lavoro è una chimera. La disoccupazione ha tassi reali del 14% se si considerano gli “scoraggiati“, quelli che il lavoro non lo cercano nemmeno più. Un disoccupato su quattro è straniero.
Dal 2008 il numero degli stranieri senza un’occupazione è aumentato di 95.000 persone, l’80% dei quali al Nord. Siamo diventati di nuovo un popolo di emigranti. Se nella UE i primi a espatriare sono i romeni con 1,9 milioni (quasi un milione in Italia), al secondo posto ci sono gli italiani con 1,2 milioni di persone, quasi tutti giovani, ragazzi laureati o diplomati. Il numero complessivo degli stranieri senza lavoro è di 235.000. La disoccupazione straniera raddoppierà in breve tempo. E’ una facile scommessa. Il perché è semplice. Il settore immobiliare, l’unico cresciuto in Italia nell’ultimo decennio, è in agonia. Entro il 2011 avrà perso 290.000 addetti dal 2008. Gli altri settori sono in crisi strutturale da tempo, non possono creare occupazione. La crescita del PIL italiano dal 2000 ad oggi è la peggiore del mondo esclusa Haiti. Finita la cementificazione selvaggia non rimane quasi nulla per la manodopera straniera. Che fine faranno? I disoccupati italiani hanno dei punti di riferimento, una famiglia, degli amici, ma questi? Intanto il decreto flussi prevede l’ingresso di altre 150.000 unità dall’estero. Per consentirne l’ingresso è necessario che 150.000 italiani, possibilmente giovani e laureati, gli facciano spazio.
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