Il precariato introdotto dalla legge Maroni, allora ministro del Lavoro, che la intestò a Biagi, doveva facilitare l’occupazione delle nuove generazioni. Ha invece prodotto la più alta disoccupazione giovanile dal dopoguerra, siamo arrivati a un terzo dei giovani e viaggiamo verso la metà se includiamo gli italiani emigrati all’estero negli ultimi anni. Il flusso migratorio dei nostri ragazzi, un milione e duecentomila, quasi tutti laureati o diplomati, è stato secondo solo a quello della Romania.
In Italia ingegneri, fisici e matematici si sono ritrovati a tempo determinato in call center a vendere al telefono i servizi di questa o quella azienda. Con paghe da fame. Impossibilitati a pensare a un futuro o a mettere su famiglia. Sono vissuti spesso grazie alla pensione dei genitori. Nel frattempo molte, moltissime aziende hanno spostato la produzione all’estero con perdite ulteriori di posti di lavoro. L’immigrazione in Italia di milioni di persone dall’Est e dall’Africa impiegate nell’edilizia e nell’agricoltura a basso costo ha agito da calmiere per i salari di braccianti, operai e maestranze varie. Meno lavoro e meno soldi per agricoltori e operai, ma più profitti per pochi, in particolare per i grandi costruttori legati a doppio filo ai partiti e alle Grandi Opere Inutili. Di sviluppo nessuna traccia, di innovazione non gliene può fregar di meno a nessuno. Si recita la solita litania da cerebrolesi di “Lavoro, Crescita, Lavoro, Crescita” che non vuol dir nulla di nulla. Con chi competiamo a livello internazionale oggi? Con le aziende di calcestruzzo?
Per ovviare al problema si pensa ora di facilitare i licenziamenti con la messa in discussione dell’articolo 18. Così le aziende di tutto il mondo (a partire da quelle cinesi) potranno investire in Italia. Così dice Rigor Montis. Sappiamo già come andrà a finire. Il precariato e la disoccupazione, l’instabilità sociale, che hanno colpito 4/5 milioni di ventenni e trentenni, domani saranno estese ai quarantenni e ai cinquantenni. Le pensioni dei vecchi che hanno tenuto in piedi la baracca in compenso diminuiscono con la loro dipartita e valgono sempre meno per via dell’inflazione. E a questa situazione drammatica si sono aggiunti 350.000 quasi sessantenni esodati che non percepiranno la pensione per 7/8 anni e non hanno più un’occupazione. Si salvano ultra sessantenni, settantenni e ultraottantenni, l’età media dei politici. Morti loro, il Paese non avrà più pensioni,lavoro e neppure lavoratori.
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