di Beppe Grillo – Superare l’8 settembre, sfidarlo, dare battaglia al significato di quella data della vergogna e della furbetteria. Una sfida a quella porzione di Italia che conosce solo la fuga da quello che ha appena parassitato. L’8 settembre 2007 ci siamo sollevati contro gli spettri ed il presente, con la sua insistente, contaminante ed irricordabile forma estrema di codardia.
Il giorno del V-Day era ancora tutta lì, irrinunciabilmente aggrappata a se stessa, l’Italietta della piccineria. Dopo un decennio osservo il benpensantismo frou frou assiepato in riti autoconsolatori, dai quali si staccano per aggrapparsi, di nuovo, a miti appena traditi.
Questo paese è ricoperto in buona parte da paludi fatte di nostalgie per ciò che non si è fatto: questa la ragione del vaffanculo, quando scopri una sanguisuga sulla tua pelle l’istinto è tutto, lo slancio di una speranza leggera.
Senza le zavorre di quel perbenismo trucido che ancora resiste, si aggrappa dove può, sempre con la stessa pretesa: fare il maestrino di buone maniere a chi ti si sta divorando.
Oggi mi sento orgoglioso di quella parte del paese che ha smesso di nascondersi ed ha deciso di creare il suo futuro.
In alto i cuori!