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Nel 2010, per la prima volta nella mia vita ho fatto un tour all’estero con lo spettacolo: “Incredible Italy“, un avviso ai naviganti sulla capacità di contagio, nel bene e nel male dell’Italia. Ultimamente soprattutto nel male. Siamo un Paese straordinario che ha esportato il fascismo, le banche, la mafia. Noi ci siamo abituati, abbiamo anticorpi millenari, ma gli altri sono indifesi. Come i pellerossa con il vaiolo, i maya con il morbillo. Il virus si può sviluppare in malattie spaventose: il nazismo, i crack del 1929 e del 2008, Al Capone e Cosa Nostra. Avevo qualche timore prima di partire, come un principiante al debutto. Ma sono stato a Londra, Parigi, Monaco di Baviera, Bruxelles e in altre città europee e ovunque c’è stato un sold out. Grazie a tutti coloro che l’hanno consentito. In Italia ne ha parlato solo qualche giornale di provincia, come una notizia di colore o per per dare del farabutto al comico che sputtana l’Italia. Ma come potrei rubare la scena al più grande sputtanatore italico degli ultimi 150 anni, lo psiconano asfaltato? E’ una missione impossibile. A Londra sono rimasto una settimana, sono stato invitato alla London School of Economics e a Oxford per tenere un discorso. L’ambasciata italiana si è lamentata con l’Università di Oxford per l’invito, se fossero stati invitati Cuffaro o Dell’Utri avrebbero ringraziato il rettore. Ho incontrato Ken Livingstone, l’ex sindaco di Londra che ha proibito i parcheggi e rivoluzionato i trasporti urbani. Mi sono fatto spiegare dalla Environment Agency come il Tamigi sia diventato un fiume pulito con i delfini che lo risalgono dal mare, mentre solo vent’anni fa era una cloaca. Il ministro dell’Energia mi ha ricevuto nel suo ufficio. Sono stato alla BBC, al The Economist dove non riescono a credere a quello che succede nel nostro Paese e ne hanno paura. Se è successo da noi, può succedere ovunque. La democrazia si può trasformare in telecrazia. Ho visitato un quartiere ecosostenibile con case che costano e consumano la metà delle nostre. Ho visto un altro pianeta da cui, pur con tutti i suoi difetti, ci separano anni luce. E non solo per le file ordinate all’autobus, il passaporto in un giorno, le macchine che si fermano se sfiori una striscia pedonale, il wi-fi veloce ovunque e la possibilità per un portatore di handicap di circolare per strada. O per le mille altre cose che rendono la vita più semplice, diversa dalla giungla che è diventata l’Italia. Anche per tutto questo, ma l’Inghilterra è soprattutto un mondo differente perché si discute di futuro. Da quanto non ci occupiamo del nostro futuro? Una volta, varcando la frontiera italiana si notavano delle differenze, ma non c’era quella sensazione di aver lasciato dietro di sé uno stagno immobile, una realtà congelata intenta a osservare il proprio ombelico. Ho incontrato molti ragazzi e ragazze che sperano in un cambiamento dell’Italia per poter ritornare. Mi è sembrato a un certo punto di essere scambiato per Garibaldi di fronte a tanto affetto. A Londra, non posso negarlo, mi sono anche divertito. Gli inglesi sono un’istigazione alla satira da strada. Il mio viaggio nella Londra del secondo millennio è diventato un racconto: “Un Grillo mannaro a Londra” .
E’ gratuito per le scuole.