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Un Beretta al giorno toglie il morto sul lavoro di torno

beppegrillo.it - Agosto 31, 2008


Beretta:Morti sul lavoro, in Italia il 50% in itinere

Maurizio Beretta è un ex giornalista di regime. Maurizio continua a disinformare per conto di Confindustria nel suo nuovo ruolo di direttore generale. I morti sul lavoro trasformati in una guerra di numeri. Un taglio di 374 morti sul lavoro, un confronto falsato con gli altri Stati europei, trasformare i morti in cantiere in incidenti stradali. Un link scomparso dal sito dell’Inail. E il gioco è fatto. Il morto non c’è più e l’Italia è all’avanguardia per la sicurezza sul lavoro. Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza Marco Bazzoni risponde a Beretta punto per punto. Menzogna per menzogna.
Leggete il libro “Morti Bianche” di Samanta Di Persio disponibile sul blog a prezzo libero.

“Egregio direttore Generale di Confindustria Maurizio Beretta,
leggendo la notizia di ieri dell’agenzia Asca “INCIDENTI LAVORO: BERETTA, 500 MORTI L’ANNO. MENO DI FRANCIA E GERMANIA”, e guardando il video dell’intervista su YouTube “Beretta:Morti sul lavoro, in Italia il 50% in itinere”,
vorrei dirLe, come ho detto a suo tempo (sempre tramite lettera) al Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che non è assolutamente vero che il 50% degli infortuni mortali sul lavoro sono in “itinere”, cioè nel tratto casa/lavoro- lavoro/casa, ma sono molti meno.
Al seguente link era stata pubblicata la tabella con i dati degli ultimi 10 anni sugli infortuni sul lavoro, quindi compresi quelli in itinere (mortali e non):
http://www.inail.it/repository/ContentManagement/node/N670419722/Andamento_storico.pdf
Però adesso, “stranamente”, non è più possibile aprire tale tabella. Sarà un caso?!
Cmq, no problem, io mi ero già ricopiato, a suo tempo, i dati sugli infortuni mortali in itinere:
– anno 1997 (1392, in itinere 104, con una percentuale del 7,5%),
– anno 1998 (1442, in itinere 104, con una percentuale del 7,2 %),
– anno 1999 (1393, in itinere 102, con una percentuale del 7,3 %),
– anno 2000 (1401, in itinere 53, con una percentuale del 3,8%),
– anno 2001 (1546, in itinere 296, con una percentuale del 19,1 %),
– anno 2002 (1478, in itinere 396, con una percentuale del 26,8 %),
– anno 2003 (1445, in itinere 358, con una percentuale del 24,8 %),
– anno 2004 (1328, in itinere 305, con una percentuale del 23 %),
– anno 2005 (1280, in itinere 279, con una percentuale del 21,8 %),
– anno 2006 (1341, in itinere 266, con una percentuale del 19,8%).
Mentre per quanto riguarda i dati per l’anno 2007, gli infortuni mortali sono stati 1210 (dati provvisori quelli in itinere 296, quindi con una percentuale del 24,5%.
Quindi ben lontani dal dato fornito da lei del 50 %.
Inoltre, mi suona nuova la cosa, che le imprese investano 12 miliardi di euro in sicurezza sul lavoro, proprio non la sapevo.
Ritornando agli infortuni mortali in itinere, secondo me è giusto che vengano considerati infortuni mortali sul lavoro, perchè un lavoratore non va a divertirsi, ma va al lavoro o torna dal lavoro.
Sembra quasi che la maggior parte della colpa degli infortuni mortali sul lavoro sia da imputare alle strade e non alle imprese, ma le cose non stanno proprio così caro direttore Beretta.
Inoltre, morire in un cantiere stradale, quello non è un morto sul lavoro?! Infine, come fa a dire 500 morti sul lavoro all’anno, meno che in Francia e Germania?
Basta aprire il rapporto annuale Inail per l’anno 2007. Andare a pagina 12, e leggere cosa c’è scritto nella tabella “Infortuni mortali avvenuti negli anni 2006-2007 per gestione e tipologia di accadimento: nell’anno 2007, c’è scritto; infortuni mortali in occasione di lavoro = 874, e non 500!
Nell’attesa di una sua risposta, La saluto.”Marco Bazzoni – Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Email: [email protected]


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