La Lega di Umberto Bossi, il ministro federalista dimezzato da Brancher, del figlio rampante e consigliere regionale per omonimia (chi lo ha votato ha scritto Bossi sulla scheda pensando al padre) e della Padania inesistente ha celebrato il suo trionfo a Pontida. Erano in 50.000, un bel numero. Sempre gli stessi, nel 2010, dopo vent’anni, con i cappellini verdi e le bandiere celtiche, nel pratone. Secessionisti, ma non troppo. Federalisti, ma mai abbastanza, anzi sempre meno. Con il cuore nel profondo Nord, ma il portafoglio a Roma. Tra vent’anni, un po’ più vecchi, ma sempre fedeli a Brenno, a Alberto da Giussano e a Berlusconi con la sua corte di pregiudicati si ritroveranno entusiasti e canuti a calpestare l’erba. Il nome del partito cambierà (cosa non cambia nella vita?). Non più Lega Nord, ma Trota Nord, Poi andranno tutti a pescare e qualcuno anche a ciapà i ratt.
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