Nei primi tre mesi di quest’anno il disavanzo della bilancia commerciale italiana extra-UE è stato di 3.743 milioni di euro.
Le quote italiane di esportazioni di manufatti, a prezzi correnti, hanno perso l’1%, dal 6% al 5% (dato 2004), sul commercio mondiale.
Importiamo miliardi di euro di prodotti ed abbiamo perso negli ultimi anni circa 35 miliardi di euro di attivo nel saldo tra merci importate ed esportate.
In compenso esportiamo lavoro, delocalizziamo…
Importiamo prodotti ed esportiamo lavoro, quanto potrà durare prima di un crack?
A quando le pentole in strada?
Chi ci guadagna?
I grandi gruppi industriali che invece di rischiare, investire capitali ed innovare i prodotti, trovano più economico mantenerli come sono ed abbassare il costo del lavoro esportandolo in Cina o in Romania.
Gli stessi gruppi impongono i costi strutturali (trasporti, telecomunicazioni, energia, ecc) più alti d’Europa alle piccole/medie imprese italiane, strozzandole.
Francia e Germania, entrate insieme a noi nell’euro, hanno aumentato le loro esportazioni del 6,9% e dell’11,4% annuale. Il problema della nostra competitività non è l’euro.
Solo grazie all’euro abbiamo rimandato la pentolata argentina.
Qualcuno in questi anni si è fregato l’argenteria degli Italiani: ricchi sempre più ricchi e Paese impoverito.
Ma forse chi si è fregato l’argenteria dovrà restituirla…