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Terremoti e fracking

beppegrillo.it - Giugno 5, 2012
No all’Italia petrolizzata
(9:36)

Il termine oggi più popolare in Italia è “fracking” e in questi giorni sono state fatte numerose congetture sul fracking e il terremoto in Emilia Romagna. Il fisico Maria Rita D’Orsogna mi ha inviato una lunga e documentata lettera.

“Ho cercato in tutti i modi di capire se ci fosse fracking in Italia. I termini in inglese da cercare sono “hydraulic fracturing“, “stimulated fracture“, “shale gas“. Non ho trovato molto da parte delle ditte petrolifere, in inglese o in italiano, né da parte del governo Italiano sull’ultilizzo di questa tecnica in Italia. Nulla esclude che il tracking si possa fare in futuro. So che Stefano Saglia, sottosegretario alle attività produttive nel governo Berlusconi ne é stato un forte proponitore, che si parla di possibili riserve di shale gas nella Pianura Padana, ma non credo che il fracking vero proprio sia in atto in Italia. Se lo é, è sicuramente ben nascosto da tutti i siti internet che io abbia potuto indagare. Questo porta alla domanda: “Il governo Italiano vuole dirci qualcosa su questo tema?“. La Francia ha un divieto integrale sul fracking, cosi pure la Bulgaria. La Germania ne sta discutendo. Anche in Inghliterra, dove la pratica è stata inizialmente applaudita come rivoluzionaria, ci stanno ripensando. Negli USA, gli Stati del Vermont e di New York hanno moratorie più o meno lunghe. E noi?
Stefano Saglia come può essere sicuro che questa tecnica sia una cosa buona per l’Italia? Con quale esperto parla? Ecco cosa disse l’anno scorso “Lo shale gas potrebbe aprire nuove strade per l’approvvigionamento energetico in un momento particolarmente delicato a livello globale. L’Italia accoglie con favore l’avvio di approfondimenti a riguardo“. A che conclusione è giunto? Che approfondimenti ha fatto? Ora, anche se il fracking non é una tecnica usata in Italia, visto che ne parla tutto il mondo e che la gente vuole risposte, i nostri governanti attuali, Clini, Passera, Monti vogliono dire qualcosa su come l’Italia si pone di fronte alla possibilità di fare fracking sul nostro territorio? Perché non c’è informazione su questo tema? Perchè dobbiamo sempre arrivare per ultimi, in maniera disorganizzata? Tutto il web parla del fracking in maniera più o meno scorretta.
Cos’é questo fracking? In termini semplici, è una nuova tecnica con cui si manda nel terreno un cocktail di roba chimica ad alta pressione, si causano microterremoti con i quali la roccia porosa viene fratturata (da qui il nome “hydraulic fracturing“), il gas contenuto nei pori della roccia viene sprigionato e poi catturato per essere commercializzato. Ecco allora i micro terremoti collegati al fracking, che causa delle microscosse che, in generale, sono di intensità bassa. A volte restano gli interrogativi se sia la pratica del fracking in sé a scatenare terrmoti di intensità media – attorno al grado 2 – 3 o eccezionalmente anche 4 della scala Richter.
Quello che invece è più pericoloso è l’utilizzo di una miriade di pozzi cosiddetti di re-ineizione, pozzi dismessi in cui si iniettano i fluidi di scarto – la monnezza del fracking. Per ogni pozzo attivo vengono prodotti enormi quantità di monnezza fluida – tossica e radioattiva – e non si sa che farne. A volte i petrolieri costruiscono delle vasche a cielo aperto per metterci questa monnezza, i cosiddetti “waste pits“, altre volte invece usano pozzi sotterranei dismessi per il contenimento. Quando si usano pozzi dismessi di re-iniezione, il fluido di scarto viene tenuto ad alta pressione, ed è questo il vero problema: l’alta pressione dei pozzi, che spingono sulla roccia circostante, potenzialmente lubrificando e cambiando gli equilibri fra le faglie sismiche. Negli USA ci sono state diverse regioni colpite da sciami sismici in zone in cui si fa fracking – in Arkansas, in Ohio, in Oklahoma, in Texas, e così pure in Inghilterra, a Blackpool, dove a causa della sismicità indotta dal fracking c’è un ripensamento di questa tecnica. Si è trattato di terremoti dove non ce ne erano, e si è arrivati anche al grado 4.7 della scala Richter.
Non é stato semplicissimo capire se ci fossero collegamenti fra fracking, pozzi di re-iniezione e sismi, ma lentamente si é arrivati alla conclusione che molto probabilmente la “colpa” non è del fracking in sé, quanto dei pozzi di reiniezione. Lo dice il Servizio Geologico degli Stati Uniti: USGS, che afferma:
“A possible explanation is the increase in the number of wells drilled over the past decade and the increase in fluid used in the hydraulic fracturing of each well. The combination of factors is likely creating far larger amounts of wastewater that companies often inject into underground disposal wells. Scientists have linked these disposal wells to earthquakes since as early as the 1960s. The injections can induce seismicity by changing pressure and adding lubrication along faults“. Infine, a parte i terremoti in modo più o meno diretto, il fracking porta altri innumerevoli problemi – l’inquinamento delle falde idriche in primis, l’uso di enormi quantità di acqua, e l’emissione di gas nocivi. L’Italia dovrebbe bannarlo, in maniera preventiva.
In Emilia, ammesso che il fracking non si faccia, ci sono comunque pozzi di reiniezione di rifiuti liquidi provenienti dalle estrazioni di gas e di petrolio “normale“? Qualcuno li ha studiati? Ecco cosa dice il nostro Ministero delle Attività produttive “In Emilia Romagna ci sono 514 pozzi perforati, di cui 69 non produttivi e destinati ad “altro uso””. Fra quelli che ho potuto indentificare ce ne sono almeno 7 di reiniezione: Angelina, Cavone, Cotomaggiore (2), Minerbio, Spilamberto, Tresigallo. Di questi, tre sono molto vicini all’area dei terremoti – Mirandola, Spilamberto, Minerbio. Il nostro governo ha qualcosa da dire su questi siti di reiniezione, sulle pressioni che possono essere esercitate su eventuali faglie circostanti, visto che alcuni di questi siti sono vicini all’epicentro del terremoto e che negli USA i siti di reiniezione ad alta pressione hanno “quasi sicuramente” scatenato i terrremoti come dice l’USGS? E anche se non sono i siti di reiniezione la causa scatenante di questi terremoti, è possibile che abbiano in qualche modo acuito o partecipato ai terremoti o invece sono stati assolutamente innocui?
In Emilia ci sono più di 500 pozzi scavati di petrolio e di gas “normali“, senza fracking, di cui varie centinaia attivi, alcuni di questi vicinissimi al punto d’impatto. Non so se questi pozzi si possano relazionare ai terremoti, ma so che vi sono casi registrati in altre parti del mondo in cui le trivelle hanno portato a terremoti. Casi eccezionali certo, ma accaduti. Uno studio commissionato dai petrolieri della Sclumberger ed eseguito da scienziati russi affermava che trivellare aveva portato a terremoti di grado anche 7 della scala Richter in zone desertiche dell’Uzbekistan. Si riportano casi di sismicità indotta in Oman, in Francia, in Texas, anche senza fracking, ma non posso dire se questo sia il caso in Emilia Romagna, data la forte magnitudine del sisma. Posso sottoscrivere quanto scritto da Vitaly Adushkin, Vladimir Rodionov, Sergei Turuntaev, scienziati russi dell’Istituto della Dinamica della Geosfera, dell’Accademia Russa di Scienza, assieme alla Schlumberger:
“Few will deny that there is a relationship between hydrocarbon recovery and seismic activity, but exactly how strong a relationship exists has yet to be determined. They caution that in regions where tectonic activity is already high, extracting oil and natural gas could trigger strong quakes.“. Poche persone possono negare l’esistenza di correlazioni fra estrazioni di idrocarburi e attività sismica, ma esattamente quanto forte sia la relazione fra i due eventi deve essere ancora determinato. Occorre essere prudenti, perché in zone dove l’attività sismica é elevata, l’estrazione di petrolio e di gas potrebbe scatenare forti terremoti. Infine, un caso simile di sismicità indotta si é verificato a Basilea, Svizzera, dove nel 2006, Markus Haring stava trivellando un pozzo per geotermia che scatenò uno sciame sismico di 30 terremoti con grado massimo 3.4. Fu anche messo sotto processo per avere causato instabilità al territorio.
Infine, si parla di un mega campo di stoccaggio di gas nell’area del terremoto detto Rivara. Si parla di “importanza strategica nazionale“. Ma come abbiamo fatto finora senza? E’ davvero così importante o si tratta dei giochini soliti per farci soldi? Di questi campi di stoccaggio ne sono previsti 14 in tutta Italia, fra cui a San Benedetto del Tronto, a San Martino sulla Marrucina, zone sismiche, delicate. Cui prodest? In Olanda un numero di rapporti scientifici mostra che lo stoccaggio di gas possa portare seri rischi alle città vicine di Bergen, Heiloo e Schermer e la città di Alkmaar. L’area ha già vissuto un certo numero di terremoti indotti dall’uomo durante lo svuotamento del campo fra il 1994 ed il 2008, con scosse sempre più alte. Per l’Olanda i sismologi dell’MIT hanno stimato che questo impianto di stoccaggio del gas può arrivare fino a terremoti del grado 3.9 con un tasso di occorrenza del 2%. Qualcuno, che non sia la ditta proponente, ha fatto gli stessi studi per Rivara? Se si va a leggere quello che dice la Rivara Erg Storage tutto è perfetto. Qualcuno ha parlato alle persone del fatto che terremoti più lievi sono di probabilità maggiore? Qualcuno ha interpellato l’MIT per Rivara, San Benedetto del Tronto, o per San Martino sulla Marrucina?
Alla fine resta la domanda: “Chi ci guadagna in tutto questo trivellare, stoccare, petrolizzare?” In Emilia, ci sono stati morti, perdite ingenti, angoscia, paura, domande senza risposte in cambio di niente. Magari il petrolio, i pozzi di reiniezione, lo stoccaggio del gas non c’entrano, ma è evidente che non puoi continuare a insultare madre natura e ad aspettarti che non ci siano mai conseguenze di nessun genere. Con le trivelle ci guadagnano le ditte petrolifere, l’ENI, la Erg Rivara Storage, gli speculatori. Per cui, anche se non si sa, le leggi della fisica, della probabilità, e soprattutto il semplice buon senso dicono che il gioco per noi cittadini davvero non ne vale la candela.” Maria Rita D’Orsogna

Testo completo e immagini su www.dorsogna.blogspot.it

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