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È il solito gioco. Per “migliorare” l’efficienza di un ente pubblico, lo si privatizza. I concessionari, scelti dai partiti, sono gli unici a guadagnarci. È successo con le autostrade, con l’acqua. La svendita dei beni dello Stato, quindi nostri, non si ferma di fronte a nulla, neppure davanti alla Croce Rossa. Sparare sulla Croce Rossa non è un più un modo dire. “Caro Beppe, dopo la bocciatura del precedente schema di decreto che prevedeva la privatizzazione della Croce Rossa, anche questo Governo prova a privatizzarla (vedi lo slideshow)! Se il precedente schema era inaccettabile, questultimo sembra frutto di una follia! In nome di un riordino, demolirebbe irreversibilmente la nostra Croce Rossa con la dismissione del suo enorme patrimonio ed il licenziamento di un consistente numero di dipendenti, sia civili che militari! La privatizzazione avverrebbe per fasi
forse per dar tempo a tutti coloro che la amano e che la sentono un po propria, di mandare giù questo boccone amaro. Il processo inizierebbe allinizio del 2014 per terminare a fine 2016, anche se la dismissione di parte del patrimonio della Croce Rossa avverrebbe dal momento successivo, lapprovazione del decreto è ora in esame presso il Ministero della Salute, della Difesa, dellEconomia e Finanza. La bozza di decreto prevede che da una Croce Rossa se ne formino due: una pubblica ed una privata! Quella pubblica avrebbe la funzione di supporto tecnico-logistico a quella privata, attraverso la concessione in uso completamente gratuito di personale, beni mobili ed immobili. Quella privata, invece, introiterebbe le somme derivanti dai servizi svolti mediante le strutture anzidette. Chissà cosa ne pensa la crocerossina Monti, moglie del più noto Presidente del Consiglio Mario Monti, di questa bozza di decreto! Magari ce lo farà sapere scrivendo al tuo blog.
Il malessere degli appartenenti alla CRI è tangibile, e nemmeno il codice etico (vedi lo slideshow) predisposto ad hoc dallAmministrazione per tappare la bocca a coloro che vi operano, riuscirà ad impedirne la manifestazione.
I bilanci degli anni dal 2005 al 2011 della Croce Rossa riportano una serie di dati incomprensibili, che solo un bilancio analitico potrebbe tradurre. Perché la CRI non pubblica i bilanci analitici, come previsto dalla normativa vigente? Fra le motivazioni per la privatizzazione, vi è il risanamento dei debiti, fra cui quello verso SI.S.E. (società di totale proprietà della CRI). Leggendo tra le righe della relazione tecnica, nella parte che ne riguarda la scandalosa questione, si mette in evidenza lurgenza di pagare alla SI.S.E. un decreto ingiuntivo reso esecutivo, come se la CRI non avesse il potere di sospendere unazione da sé stessa messa in atto in qualità di proprietaria; senza tener conto che il debito verso la SI.S.E. per servizi che la stessa ha svolto per conto della CRI in favore della Regione Sicilia, potrà essere compensato quando la medesima Regione corrisponderà alla CRI somme equivalenti!
Come si fa a far capire a chi vuole la privatizzazione che la CRI siamo tutti noi! Non si può privatizzare un bene comune, di tutti i cittadini, dei suoi dipendenti e dei suoi volontari, che giorno dopo giorno prestano la loro opera in ogni Comune dItalia a beneficio dei più bisognosi! Di lavoro la CRI ne ha parecchio, soprattutto in questo particolare periodo storico, dove guerre e calamità naturali sono allordine del giorno! Sentirsi parte di questa realtà fa sentire i cittadini meno soli e più al sicuro!
Se il Governo vuol tenere in vita la Croce Rossa deve farla restare pubblica. Invece di una privatizzazione con la finalità di diminuire il contributo pubblico, potrebbe darle delle deleghe. Sapere in maniera chiara i servizi che la Croce Rossa dovrebbe svolgere in esclusiva e per quale compenso, sarebbe un passo avanti verso la trasparenza nella gestione di questo Ente pubblico, il cui controllo oggi risulta difficile. Per far funzionare la CRI e ridurre il contributo pubblico, non serve privatizzarla, basterebbe una gestione economico/finanziaria oculata e partecipata, bilanci trasparenti, tesoreria unica, messa a reddito di tutto il patrimonio immobiliare non utilizzato per compiti istituzionali, soppressione di figure apicali quali ad esempio quelle dei capi dipartimento! Basterebbe poco, basterebbe volerlo! Loro non si arrenderanno mai, ma gli converrebbe farlo, noi neppure!”. Movimento 5 Stelle di Roma