Nel nostro paese il 30% dei lavoratori ha salari al di sotto dei 9 euro lordi l’ora, e donne e giovani sono i maggiormente colpiti dai salari bassi. Una disuguaglianza reddituale che negli ultimi anni è sempre più aumentata, che coinvolge tutte le dimensioni di genere, di età, di cittadinanza, di territorio, e che ha anche origine nel moltiplicarsi del numero dei contratti collettivi, oggi pari a ben 1.011, troppi e molto spesso non rappresentativi.
Nel saggio “Salario minimo e contrattazione collettiva: una combinazione possibile” di Pasquale Tridico Presidente e Patrizia Tullini, pubblicato di recente su Economia & Lavoro, i due autori affrontano il tema dell’introduzione di un salario minimo legale, rendendolo compatibile con l’impiantog iuridico, istituzionale e contrattuale presente in Italia, attraverso un’analisi economico-giuridica e una riflessione sull’interazione tra il trattamento retributivo inderogabile e il ruolo svolto dalla contrattazione collettiva nel nostro ordinamento giuridico.
Un testo che formula una proposta chiara ai fini del riconoscimento di un salario minimo garantito per i lavoratori, prendendo anche spunto dalle iniziative promosse in seno all’UE e che mostra i diversi vantaggi che ne deriverebbero: un sostegno alla domanda interna, un rafforzamento per gli incentivi al lavoro e una riduzione della povertà lavorativa e delle disuguaglianze. La promozione della parità di genere e una spinta a favore del lavoro per i giovani.
Con il Salario Minimo si realizzerebbe una convergenza sociale verso l’alto e si spingerebbe la ripresa economica verso una maggiore sostenibilità, più inclusiva e più equa.
Così da non dover più essere un Paese di serie B.
A questo link è possibile scaricare il saggio completo