Il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato una notizia interessante.
Una commissione militare israeliana ha raggiunto la conclusione che la distruzione di case palestinesi, punizione in uso dal 1967, non è un deterrente nei riguardi delle azioni di terrorismo o di resistenza violenta.
In questi anni sono state sistematicamente demolite non solo le case dei terroristi suicidi, ma anche quelle dei sospettati di terrorismo.
Per ogni persona che ha preso parte ad un’azione terroristica, mediamente 12 innocenti sono stati puniti.
La distruzione delle case era una punizione già usata dagli inglesi contro i terroristi ebrei al tempo del mandato, e già allora si era dimostrata inefficace.
Non solo è inutile ma è anche dannosa perchè aumenta l’odio, la frustrazione il desiderio di vendetta e quindi la disponibilità ad altri atti di violenza.
Scrive lo scrittore israeliano Yizhar Smilanski:
“Quanto ci vuole a costruire una casa?
Ci vuole un anno per costruirla. Qualche volta cento anni. E ci sono case che sono sempre state li.
Quanto ci vuole a demolire una casa?
Meno di quanto ce ne voglia per pensare se essa debba essere demolita. Quanto tempo ci vuole per pensare se debba essere demolita? Meno di uno squillo della telefonata che ordina la demolizione.
Una spinta ed è andata. Un buco si è aperto nel paesaggio familiare, ed una famiglia, che aveva una sua concretezza e un nome e un indirizzo ed esseri umani di tutte le età e legati da diversi tipi di relazioni, in un batter d’occhio è diventata un esempio: le persone sono state punite…“.
Qualche cosa di analogo si è verificato in Iraq: un recente rapporto del National Intelligence Council, preparato per la CIA, spiega che l’Iraq, che prima dell’invasione non aveva rapporti con il terrorismo, si sta rivelando una efficacissima scuola capace di diplomare terroristi ben addestrati e pronti a colpire in ogni parte del mondo (fonte: Washington Post del 14/01/2005).
Fonti:
http://www.haaretzdaily.com
http://www.rrrquarrata.it
Washington Post