di Michele Diomà – Anno 1979, Federico Fellini presenta al mondo “Prova d’orchestra” un film che attraverso il rapporto tra direttore ed orchestrali racconta un’Italia drammaticamente segnata dallo scontro di classe. Nella pellicola del Maestro di Rimini viene mostrata una rivolta contro la figura del direttore, identificato come figura gerarchica dominante, depositaria di un potere da sovvertire, ma nel finale, tutti, anche i suoi più accaniti contestatori, seguiranno la “ragione dell’arte” e quindi del tentativo di “conquistare” la bellezza, intesa come etica ed estetica. L’Italia di questi giorni mi fa pensare a “Prova d’orchestra”, confermandomi che gli artisti immortali come Federico Fellini, riescono sempre ad essere lungimiranti.
L’accorato dibattito sul tema della libertà di stampa da parte delle principali testate italiane, lo considero “teoricamente” anche un segnale di benessere per la nostra democrazia, tuttavia mi lascia molto sorpreso il fatto che tale battaglia per molti debba essere “unidirezionale”. Posso affermare ciò in quanto ho proposto il tema della libertà di stampa in un film che ho diretto ed al quale ha preso parte anche il Premio Nobel Dario Fo. Opera che denuncia attraverso la satira tutto il servilismo di una certa stampa verso il potere politico. Scelta narrativa che mi ha causato non pochi problemi di “piccole e vili censure”, prima che il film ottenesse riscontri internazionali. Tutto questo perché in Italia attualmente il cinema è “ancora” un “monocolore”, fatto che ho sempre contestato. Ho chiesto infatti attraverso la mia attività di producer, indipendenza, in particolare da parte di RAI Cinema, nei confronti dei desideri della politica di vedersi riconosciuti certi diktat utilizzando anche il “cinema” . Sarei il primo a dissociarmi qualora qualcuno un giorno, mi auguro non accadrà “mai più” , volesse imporre soltanto film o registi affiliati ad una fazione politica, perché il cinema deve essere libero, espressione non dei partiti. Soltanto seguendo questa linea potremo avere film in grado di raccontare la realtà come in “Prova d’orchestra”, dove alla fine, dopo che “tutti se le sono date”, ci si unisce per il bene di un interesse comune, ovvero l’arte, la poesia, il confronto tra chi ha idee anche molto diverse.