di J. Lo Zippe – Il 22 Dicembre del 2017 fu trovato un biglietto appeso sulla porta di un supermarket di Berlino. “Non voglio passare il Natale da solo”, recitava. L’annuncio fu fotografato da una ragazza e postato su Facebook. Presto diventò virale e l’anziano signore fu invitato da migliaia di persone in tutta la Germania. Una storia a lieto fine, ma non una delle tante.
Il Natale, e le feste in generale, sono un momento di felicità per molti, ma anche di profonda tristezza per altri. Molta gente è così sola da non poter passare le festività con qualcuno. É il paradosso delle megalopoli, un deserto di gente: milioni di persone in pochi chilometri quadrati ed essere comunque da soli.
L’economista Noreena Hertz ha scritto “Il secolo della solitudine”, un libro in cui l’autrice la sperimenta in prima persona: a un colloquio di lavoro viene valutata da un algoritmo; un pomeriggio fa shopping con un’«amica del cuore» affittata tramite un servizio online; di sera si trova a sfiorare la pelle artificiale di un robot progettato per essere il suo animale da compagnia. La solitudine che Noreena Hertz racconta non si limita alla frustrazione del desiderio di avere qualcuno vicino; “è un male sottile che si è insinuato dentro di noi e ha permeato ogni aspetto della nostra società. È il mondo parallelo e incontrollato dei social network, dove l’io si occulta dietro una maschera. È l’emarginazione sul posto di lavoro, dove il lavoratore si percepisce come un ingranaggio insignificante”.
In Italia, secondo i dati Istat 2022, oltre 1 milione di persone afferma di non avere nessuno su cui poter contare e una persona su tre dichiara di sentirsi più sola di prima della pandemia. Il nostro paese sarà sempre più meno popolato, più anziano e con famiglie sempre più piccole. Il numero medio dei componenti di una famiglia sarà sempre più piccolo, e 10,2 milioni di persone appaiono destinate a vivere da sole nel 2041 (erano 8,5 nel 2021). Tra meno di vent’anni l’Italia potrebbe essere una nazione popolata da milioni di individui soli. Lieviterà anche quella che alcuni sociologi chiamano la “solitudine a due”: le coppie con figli, che oggi rappresentano circa “un terzo delle famiglie totali (32,5%), nel 2041 potrebbero equivalere meno di un quarto (24,1%)”.
È interessante come nel Regno Unito, nel 2018, sia stato istituito il Ministero della solitudine, incaricato di risolvere i problemi sociali legati alla solitudine. La solitudine può far male non solo a livello emotivo, ma anche fisico perché isolarci può provocare grossi disagi che si ripercuotono sul nostro corpo e quindi sulla nostra salute.
Di seguito un video realizzato qualche tempo fa dall’Age UK, un’organizzazione benefica britannica: è una commovente campagna per sensibilizzare il pubblico sul tema della cosiddetta solitudine cronica. Si intltola “Just Another Day” e descrive la routine giornaliera di un uomo anziano che spende le sue giornate tra casa e supermercato. Il suo ritmo quotidiano viene bruscamente interrotto quando si trova di fronte al supermercato chiuso, in occasione del Natale.