Marchionne ha citato senza alcuna vergogna il celebre discorso di Robert Kennedy sulla felicità e sull’inganno del PIL. Lo ha fatto al Convegno fiorentino dei Cavalieri del Lavoro a sostegno della sua politica industriale (a proposito… qualche operaio è mai stato insignito di questa onorificenza?). Marchionne rivendica il merito di aver dato “uno scossone all’obsoleto sistema di relazioni industriali“, forse lo ha fatto ignorando la sentenza della magistratura che gli imponeva di riammettere tre operai in fabbrica. E fa pure il sermone agli italiani, ci ricorda la carità pelosa degli Agnelli di cui, va ricordato, lui è solo un impiegato molto ben pagato “Investiamo 20 miliardi in Italia quando la razionalità economica ci spingerebbe a spostarci altrove e prendiamo anche schiaffi, ci dicono che attentiamo alla Costituzione. E’ falso. L’unica cosa che chiediamo è la garanzia di poter lavorare. Noi e le nostre persone. E il Paese“. La Fiat che investe è una barzelletta. Chi ha investito sulla Fiat sono state generazioni di tecnici e operai italiani che vi hanno lavorato e lo Stato, per decenni, con le rottamazioni, la cassa integrazione, le defiscalizzazioni. Tutto a carico dei contribuenti. Se la Fiat vuole andarsene, faccia pure, ma prima restituisca i miliardi di euro di aiuti statali. E le fabbriche le lasci qui, sono dello Stato Italiano. Pagate e strapagate. Questa è “razionalità economica“.
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