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Ora sappiamo che Marcello Dell’Utri ha mediato tra la mafia e Silvio Berlusconi. E’ uno sparo nel buio, il sole a mezzanotte, un sipario strappato, l’inconcepibile che si manifesta. Noi che lo credevamo bibliofilo, manager, senatore della Repubblica. Un tranquillo signore laureato in giurisprudenza, ospite gradito della Rai, di Mediaset e intervistato dal Corriere della Sera e dalla Repubblica per quindici lunghi anni. Presidente della Commissione per la biblioteca e per l’archivio storico, membro della Commissione permanente per territorio, ambiente, beni ambientali, membro della delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea del Consiglio d’Europa. E’ vero, in passato Marcello è stato condannato in via definitiva a 2 anni e 3 mesi per false fatture e frodi fiscali nella gestione di Publitalia ed è stato ospite delle patrie galere per 18 giorni dove si è comportato da detenuto modello. Ma fu un errore giovanile (aveva solo 54 anni), una svista. Può essere considerato un peccato veniale, persino un attestato di umanità, di onestà intellettuale. Quanti parlamentari hanno rubato e non hanno trascorso un solo giorno in carcere?
L’eurodeputato, l’amico di Vittorio Mangano, il frequentatore di noti mafiosi era e resta innocente fino a prova contraria. Le condanne della magistratura non sono sufficienti a infangare la reputazione di una persona. Va fatto un chiaro distinguo tra Legge e Giustizia. Resta comunque un velo di tristezza. Ora, dopo che le 641 pagine dei giudici di Palermo hanno precipitato la nazione nello sconforto, che faremo ora? E’ facile dire che gli italiani non potevano non sapere, che ci sono voluti anni e anni di indagini per arrivare alla verità, che il gessato di Marcello era di alta sartoria. Tutto vero. Ma quanto ci vorrà per dimenticare, metterci una pietra sopra e continuare a vivere in una beata ignoranza? Un mese, due giorni, qualche ora? Il fine settimana ci aiuterà a medicare le ferite inferte dai giudici, lunedì questa maledetta pioggia smetterà e Marcello sarà di nuovo lui, tirato a lucido in televisione, alleato di Maroni che combatte la mafia, amico di Casini che gli diede la sua solidarietà nel 2004, da presidente della Camera, durante il processo che lo condannò a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, collega del Pdmenoelle che mai ne ha chiesto l’espulsione dal Parlamento e ha ignorato la legge popolare “Parlamento Pulito“, intervistato da stuoini in forma umana che in Italia sono chiamati giornalisti, leader del Pdl come fondatore di Forza Italia, mai messo in discussione dal Fini neo giustizialista.
Leonardo Sciascia divise gli uomini in cinque categorie: “… ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezzuomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà
Pochissimi gli uomini; i mezzuomini pochi, chè mi contenterei lumanità si fermasse ai mezzuomini
E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi
E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito
E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre
“.
Se Marcello Dell’Utri, per un motivo o per l’altro, dovesse scomparire dalla scena, ci faccia un favore. Non ci lasci soli con gli ominicchi e i quararaquà. Marcello, portali via con te.
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