Cosa ci è rimasto? E’ importante rispondere a questa domanda per capire dove ci troviamo, come ripartire. Per sapere di quali armi dispone ancora il cittadino in questa pseudo democrazia. Andiamo per esclusione. Non abbiamo più il voto, non possiamo esprimere la preferenza per l’elezione di un parlamentare. Il Parlamento è quindi andato. Se Camera e Senato sono sottratte alla volontà popolare lo è anche la presidenza della Repubblica, eletta dalle Camere riunite, nominate dai capi dei singoli partiti. Quindi ci siamo giocati anche Napolitano insieme ai presidenti di Camera e Senato.
I referendum, quando vengono accettati dalla Corte di Cassazione, sono collocati in date balneari per far saltare il quorum, come è avvenuto per il referendum sulla legge elettorale. Nel caso miracoloso in cui si ottengano le firme, si raggiunga il quorum e prevalga la volontà popolare i partiti se ne fregano. Esempi non ne mancano come i referendum, vittoriosi, per l’abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti e del nucleare in Italia totalmente ignorati. I partiti incassano un miliardo di euro e sono in cantiere cinque centrali.
Se si raccolgono le firme per una legge di iniziativa popolare vengono seppellite nelle cantine del Senato. 350.000 firme certificate per la legge “Parlamento Pulito” attendono dal dicembre del 2007 senza speranza di essere prese in esame. Di quali strumenti dispone il cittadino senza il voto, la rappresentanza parlamentare e istituzionale, il referendum e le leggi popolari? E’ un separato in casa della democrazia. Una casa di cui non ha più le chiavi. La reazione è la frammentazione in mille piazze con sette manifestazioni alla settimana, mille proposte in cui, almeno, si ha l’illusione di contare qualcosa, oppure l’indifferenza di quel 40% di italiani che non votano più nulla, non credono più in nulla. In entrambi i casi, protesta o oblio, il potere di pochi rimane inalterato.
La prima riforma è restituire ai cittadini il controllo del Paese che gli è stato sottratto. Ci troviamo a combattere con i bastoni chi dispone di un bazooka, e i padroni di casa siamo noi. Le chiavi ci devono essere restituite. Il primo passo è la discussione in Senato della proposta “Parlamento Pulito” per dare all’elettore il diritto di scegliersi il candidato e di mandare a lavorare i professionisti della politica che hanno superato i due mandati. Il secondo è disporre di referendum propositivi e senza quorum. Chi non va a votare conta zero. Il terzo è l’elezione diretta del presidente della Repubblica che deve rispondere al Paese e non ai partiti. Il quarto è l’eliminazione dei finanziamenti pubblici ai partiti. Il quinto è la copertura finanziaria per ogni spesa dello Stato. Un passo alla volta. Sul primo vorrei che Schifani stabilisca al più presto una data per la discussione in Senato di “Parlamento Pulito” come ha promesso più di un anno fa. 350.000 cittadini non possono essere ignorati (e presi per il culo) più a lungo. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
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