di Adam Grant – So che tutti abbiamo lunghe liste di cose da fare, ma io odio così tanto perdere tempo, che ho una lista delle cose da non fare. Non sfogliare i social media, non controllare il telefono a letto, non accendere la TV se non so già cosa guardare. Ma l’anno scorso mi sono ritrovato a infrangere tutte queste regole. Rimanevo sveglio fino a dopo mezzanotte, facevo doomscrolling, giocavo partite infinite di Scarabeo online, e guardavo intere stagioni di serie TV che non erano nemmeno così belle. La mattina dopo mi svegliavo stordito e giuravo: “Stanotte a letto alle 22”. Ma continuava a succedere, notte dopo notte, per settimane. Che mi era preso?
Da psicologo delle organizzazioni, ho passato la mia intera carriera a studiare la motivazione, quindi mi infastidiva non saper spiegare il mio comportamento. Non ero depresso, avevo ancora speranza. Non ero esausto, avevo energie. Non ero solo, ero con la mia famiglia. Mi sentivo solo un po’ senza meta e un po’ senza gioia. Alla fine, ho ricordato che quella sensazione ha un nome: languishing (languore). Nel senso di vuoto, stagnazione e noia. É stato coniata dal sociologo Corey Keyes.
Quando stai languendo, ti sembra di improvvisare le giornate, di guardare la vita attraverso un vetro appannato.
Durante i primi giorni del Covid, molti di noi hanno lottato con la paura, il dolore e l’isolamento. Ma col trascinarsi della pandemia senza una fine all’orizzonte, la nostra angoscia ha fatto spazio al languore cronico. Vivevamo tutti nel “Giorno della marmotta”. Sembrava che il mondo intero stesse ristagnando. Allora ho scritto un articolo per far conoscere il languore, definendolo il “figlio di mezzo trascurato della salute mentale”, dicendo che sarebbe stato il sentimento dominante del nostro tempo. E presto era ovunque. Lo vedevo su tutti i media, ne parlavano le celebrità, i reali. Non ho mai visto le persone tanto entusiaste di parlare della propria totale mancanza di entusiasmo.
E penso che dare un nome a questo stato d’animo abbia aiutato la gente a capire alcune esperienze sconcertanti. Perché anche dopo essersi vaccinata la gente non riusciva ad aspettare con impazienza il resto dell’anno.
Cercavamo la gioia in un giorno noioso e uno scopo in una pandemia infinita. Ma il languore non è esclusivo di una pandemia. É parte della condizione umana. Vent’anni di studi mostrano che il languore può ostacolare la concentrazione e smorzare la motivazione. É anche un fattore di rischio per la depressione perché spesso si nasconde sotto la superficie. Potresti non notare quando la tua energia stia calando o la tua allegria si smorza. Sei indifferente alla tua stessa indifferenza, ciò vuol dire che non cerchi aiuto e che potresti addirittura non fare niente per uscirne. Il languore, però, non è solo difficile da notare. In molte culture, è anche difficile parlarne. Quando ti si chiede: “Come stai?“, ci si aspetta che tu dica: “Alla grande!” o “Non potrebbe andare meglio”. Questa si chiama positività tossica. É la pressione che sentiamo di dover essere sempre ottimisti e allegri. Se dici: “Insomma, abbastanza bene”, allora la gente potrebbe incoraggiarti a guardare il lato positivo o a ringraziare il cielo per ciò che hai, che non solo è fastidioso, può essere persino un cattivo consiglio.
Ho fatto alcuni esperimenti. Pensate a 3 cose belle della vostra vita. Bene. Ora pensate a 40 cose belle…
Le persone a cui si chiede di indicare più cose per cui sono grate, sono in realtà, in media, meno felici perché iniziano ad esaurire le cose per cui sono ottimiste. Più difficile è trovare le cose belle della tua vita, più ti sembra che, beh, forse la tua vita non è così bella.
All’inizio della pandemia, i ricercatori hanno scoperto che il miglior indicatore di benessere non era l’ottimismo. Era il flow. Il flow è quella sensazione di essere concentrati al massimo, coniata dallo psicologo Mihàly Csìkszentmihàlyi. É lo stato di totale assorbimento in un’attività. Potrebbe essere cucinare, correre o fare giardinaggio, quando perdi il senso del tempo e potresti perdere anche la percezione di te stesso. Il flow è il fascino di guardare Netflix senza sosta perché sei trasportato in un mondo diverso e immerso in una storia. Ma guardare qualcosa senza sosta è una fuga temporanea dal languore, non la cura. Se va bene, ti lascia con un mucchio di relazioni asimmetriche. Guardare senza sosta video è un impegno passivo in un mondo immaginario. Il vero flow dipende dalla partecipazione attiva nel mondo reale. Ecco perché ero così sorpreso di trovare il mio flow alla guida di una macchina giocattolo in un gioco della Nintendo. Quando è iniziata la pandemia, i nostri tre figli erano a casa con le lezioni online, ed è stato così per un intero anno. Non è stato facile.
Per gli psicologi, al lavoro il principale fattore nella motivazione e nella gioia quotidiane è un senso di progresso. Nella cultura occidentale, riteniamo che la nostra felicità dipenda da come vanno i nostri progetti oggi, più che da come sono andati ieri. Ecco perché la Nike dice: “Just do it” (fallo e basta). Forse, se la Nike fosse nata in un Paese più concentrato sul passato, tipo la Cina, il loro slogan sarebbe: “Just did it” (l’ho appena fatto).
Se il languire è stagnazione, il flow implica slancio. Il vero Flow ha tre condizioni: maestria, attenzione e importanza.
Iniziamo dalla maestria. La maestria è una cosa che molti di noi, di recente, hanno faticato a trovare. Ma la maestria non deve equivalere a un grande risultato, può equivale a piccole vittorie. Le piccole vittorie spiegano perché ero attratto dallo Scarabeo online, per l’impeto di trovare una parola di sette lettere. Le piccole vittorie spiegano perché tante persone erano entusiaste di cuocere il loro primo pane fatto in casa.
Seconda condizione per il flow, l’attenzione: il dedicare piena attenzione a un singolo compito. Non che molti di noi lo facciano molto ultimamente. Ci sono prove che, in media, la gente controlla le email 74 volte al giorno, cambia attività ogni 10 minuti, e ciò crea quelli che vengono chiamati coriandoli di tempo, quando prendiamo momenti della vita potenzialmente significativi e li sminuzziamo in pezzi sempre più piccoli e inutili. I coriandoli di tempo sono un nemico dell’energia e dell’eccellenza. Se vogliamo trovare il flow, abbiamo bisogno di limiti migliori.
Quando penso ai limiti, penso a un esperimento della ricercatrice Leslie Perlow. Andò in un’azienda della Fortune 500 e sperimentò l’ora del silenzio. Nessuna interruzione prima di mezzogiorno per tre mattine alla settimana. In media, la produttività dei tecnici ebbe un’impennata. Il 47% fu più produttivo del solito. Ma la parte migliore è che quando l’azienda rese l’ora del silenzio una norma aziendale, ci fu una produttività del 65% sopra la media.
Bene, maestria e attenzione vi porteranno al flow, ma c’è una terza condizione che lo rende un’esperienza migliore. L’importanza: sapere che stai facendo la differenza per altre persone. Ai miei inizi, studiavo chi telefonava per raccogliere fondi e provava a ottenere donazioni dagli ex alunni per l’università, e sapevo che stavano languendo quando vidi questo cartello sul muro: Lavorare qui è come farsi pipì addosso con un completo scuro. Senti qualcosa di caldo ma nessun altro se ne accorge.
Volevo studiare come mostrar loro che il loro lavoro importava. Quindi inventai una serie di esperimenti e il mese successivo, un gruppo di dipendenti, in media, passò al telefono più del doppio del tempo settimanale quasi triplicando le entrate settimanali. A spostare l’ago fu assegnare a caso di incontrare uno studente la cui borsa di studio era stata pagata dal loro lavoro. Invece di concentrarsi sul processo monotono di fare telefonate, adesso erano assorbiti dall’importante scopo di aiutare a pagare le rette. Pensate alle persone che starebbero peggio se il vostro lavoro non esistesse. Sono le persone che rendono importante il vostro lavoro. Dovete conoscere i loro nomi, i loro volti e le loro storie, e potete trovare il flow nei progetti che danno loro benefici.
Nell’ultimo anno, ci siamo tutti sentiti impotenti, in un modo o nell’altro. Mi sentivo incapace di rimediare al covid. Non potevo nemmeno fare molto per migliorare le lezioni per i miei studenti online. E io sono un insegnante. Ma con il videogioco Mario Kart, mi sentivo utile. Potevo dare ai miei figli qualcosa di entusiasmante quando non potevamo uscire. Potevo tenere la mia famiglia vicina quando eravamo lontani. Di solito si pensa al flow come a un’esperienza personale. Ma mentre giocavamo con la Nintendo, eravamo tutti insieme. E anche se non giochiamo più ogni giorno, mi sento vicino a mia sorella e a mio cognato come mai prima. Ho imparato che l’amore non è quante volte comunichi, è la profondità delle connessioni. Ho anche capito che l’antidoto contro il languore non deve essere qualcosa di produttivo, può essere qualcosa di gioioso. I migliori momenti di flow sono quelli in cui ci divertiamo con chi amiamo, che ora è un compito quotidiano sulla mia lista delle cose da fare.
Allora, dove trovate maestria e attenzione con le persone per voi importanti? Credo che dobbiamo rivedere la nostra idea di salute mentale e benessere. Non depresso non vuol dire che non sei in difficoltà. Non esaurito non vuol dire che sei carico. Quando qualcuno chiede: “Come stai?”, va bene rispondere: “Onestamente, sto languendo”. O se avete le forze solo per una sillaba, “Mah”.
E quando siete pronti, potete iniziare a trovare il flow che illumina una via d’uscita dal vuoto.
TEDx Tradotto da Maria Rosaria Buonpane – Recensito da Chiara Polesinanti