“Mio padre era architetto, ha costruito mezza Pordenone negli anni tra il 50 e il 70, periodo del boom della città industriale. Venne il terremoto del Friuli nel ’76. I danni in città non furono molti, mentre tra Gemona e dintorni crollarono tutte le case di pietra esistenti e i morti frono un migliaio. Non c’erano leggi sull’edificabilità antisismica, scritte dopo l’evento. Eppure, mio padre, la notte del 6 maggio 1976, tre ore dopo l’evento sismico, dormì da solo al 5 piano in un condominio da lui progettato, svuotato dalla paura degli inquilini (e di noi familiari) che dormimmo in una notte calda nella pubblica piazza sottostante. Mio padre gridò dal terrazzo: “Ho costruito questo condominio e so com’è stato fatto. Il Capitano è l’ultimo ad abbandonare la nave“. Ricorderò sempre questa frase… e, ripeto, non c’erano leggi di edificabilità antisismica. Com’è possibile che dagli anni 80 in poi il Nord si sia riempito di capannoni e case in barba a qualunque rischio più o meno calcolabile e che molti progettisti non abbiano immaginato che sotto una trave o un muro avrebbe potuto restarci una vita umana. Non voglio dare buoni esempi, ma corruzione, interessi economici personali e politici hanno superato il rispetto della vita umana. Costi bassi, PIL, edificabilità ad ogni costo. Scusatemi, ma io ho avuto un buon esempio, certo diverso dalla competititività che ogni giorno ci costringe a correre senza avere una tigre che ci rincorre… E ogni giorno ci penso.” Andrea Chiappori, Cordenons
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