Non sento più parlare dellOlivetti. Che fine ha fatto? Esiste ancora? Camillo Olivetti, giovane ingegnere, il fondatore, partì per gli Stati Uniti allinizio del 1900. Al suo ritorno progettò la migliore macchina da scrivere del mondo. Camillo passava la domenica con i suoi operai. Costruì per loro una città a misura duomo. Anticipò di anni le conquiste sindacali. Unutopia che fu poi anche di suo figlio Adriano. Negli anni 80 lOlivetti faceva concorrenza nel mondo a IBM, HP, Bull. Aveva laboratori di ricerca in California. Sedi ovunque. Migliaia di tecnici e ingegneri. Dirlo oggi sembra un sogno ad occhi aperti. Ma è successo ieri, appena ieri.
Cosè oggi lOlivetti? Chi la dirige? Che cosa produce? Quanti dipendenti ha? Perchè il mondo politico non ne parla mai? Così come non si interessa dello sviluppo dellinformation technology a parte le sfilatecarnevalate allo Smau di Milano una volta allanno.
Se lOlivetti, una delle poche aziende italiane il cui marchio è ancora conosciuto nel mondo, è morta, se ne celebrino i funerali. Funerali di Stato. In pompa magna. Per ricordare qualche grande italiano e qualcuno meno grande che laffossò. E che i funerali servano anche per riflettere sul futuro.
Se quello che vogliamo sono ponti, supermercati, strade, viadotti, marciapiedi, catrame, mattoni, parcheggi, lunico futuro comprensibile a questa sottospecie di politici e di industriali. Se questo è quello che vogliamo, seppelliamo insieme allOlivetti anche lo sviluppo tecnologico del Paese. Va fatto però in modo ufficiale, almeno questo allOlivetti è dovuto.
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