di Zack Subin – Negli ultimi anni ho aiutato le agenzie governative e gli enti pubblici a sviluppare soluzioni di decarbonizzazione profonda con un approccio incentrato per ridurre le emissioni dell’80% o più in diversi decenni.
C’è una enorme crisi abitativa, ampliata dagli enormi fallimenti delle politiche sull’uso del suolo. Crisi che oggi diventa ancora più profonda a causa della situazione climatica.
Quasi tutti gli approcci attuali trattano l’uso del suolo, la progettazione urbana e la pianificazione dei trasporti come rimodellamenti e la maggior parte delle politiche pensate per la crisi climatica ignorano il contesto sociale, infrastrutturale e quello delle scelte individuali. Per questo i principi urbanistici dovrebbero essere integrati negli strumenti fondamentali della politica climatica.
Ci sono almeno 3 errori sugli approcci attuali.
In primo luogo, le misure vengono solitamente prese in considerazione sui singoli settori come i trasporti, gli edifici o l’energia. Ciò non permette di considerare tutte le connessioni che ha ogni singolo elemento, come per esempio per l’energia. E quindi come si può capire il contesto energetico nelle costruzioni, nei trasporti, per i materiali, contemporaneamente?
In secondo luogo, ad oggi più che soluzioni, vengono apportate sostituzioni.
Le politiche si concentrano sulla sostituzione di elettrodomestici e veicoli, tutti con lievi migliorie rispetto ai precedenti, ma che di fatto non cambiano il paradigma. Servono trasformazioni più fondamentali, più incisive.
In terzo luogo, le tipiche metriche di contabilizzazione non incentivano i possibili benefici, non incentivano la sostenibilità, perché rappresentano le emissioni locali piuttosto che le emissioni globali o pro capite.
Per esempio, non mostrano alcun vantaggio per i risparmi nei consumi o nella produzione di materiali che si verificano altrove, per non parlare di tutti i co-benefici ambientali e per la salute delle comunità.
Ma c’è anche una quarta ragione più profonda.
Esiste un approccio tecnocratico e tecnocentrico al processo decisionale stesso, separato dalla considerazione dei valori fondamentali.
Abbiamo pensato a soluzioni come le auto elettriche di lusso o con guida autonoma o idee come hyperloop o i taxi volanti, ma siamo restii ad applicare metodi di trasporto come le biciclette e gli autobus. Le prime sono soluzioni incredibili, speriamo di averle a disposizione il prima possibile, ma le seconde si possono applicare da domani mattina. Capite il concetto?
Dobbiamo anche dire che questo approccio è conveniente con lo status quo. Le case automobilistiche beneficiano di agevolazioni per le auto elettriche, anche mentre spostano la produzione in paesi con meno vincoli ambientali o cambiano la produzione con modelli di SUV più inquinanti e più letali per i pedoni.
Gli eventi recenti hanno mostrato le profonde divisioni nella nostra società. La politica climatica non è immune da questi problemi e possiamo immaginare come molte delle soluzioni che dominano i dibattiti provengono dalle stanze del potere.
Oggi dobbiamo prendere in considerazione prima le soluzioni più semplici ed efficaci e man mano quelle più complesse. Ogni visione politica dovrebbe rispondere alla domanda: si tratta di un approccio che può essere scalato fino a 10 miliardi di persone e mantenuto nel tempo, o no? O è una soluzione temporanea a un sistema sbagliato che rischia di aumentare le attuali disuguaglianze?
L’emergenza climatica richiede un’azione ampia e rapida, ma dovremmo distinguere chiaramente tra ciò che è semplicemente opportuno e ciò che è veramente efficace ed equo.
Ora è il momento di inserire l’urbanistica nella politica climatica.
Zack Subin è cofondatore di Urban Environmentalists. Questo articolo è apparso sul Rocky Mountain Institute.