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Roberto Rossellini lanciò nel dopoguerra il neorealismo. Molti suoi film come “Paisà” furono girati con persone normali, non da attori. Spesso da persone che interpretavano sé stesse. I film riscossero un successo mondiale. Il cittadino che entra, per servizio civile, nei Comuni o nelle Regioni attraverso il MoVimento 5 Stelle è antropologicamente diverso dal politico di professione. Non è costretto a recitare. Non prende ordini dal partito, ma risponde ai suoi concittadini, alla comunità. Non è interessato alle poltrone perché ha un limite di due mandati. Non ha rimborsi elettorali da spendere in manifesti, ma esperienza sul campo. Un tassista può fare l’assessore al traffico, un giardiniere, ai parchi e ai giardini, un dottore, o un infermiere, alla sanità, un insegnante, alla scuola. Chi meglio di loro, che li vivono e li conoscono, può risolvere i problemi, proporre soluzioni?
I politici sono vecchi attori un po’ imbolsiti, fuori dal tempo come le pubblicità di Carosello (Casini e Bersani ricordano il famoso confetto lassativo Falqui dal dolce sapore di prugna). L’unico talento che posseggono è di recitare un copione scritto da altri, quasi sempre uguale. Alcuni politici si immedesimano nel ruolo a tal punto da considerarsi indispensabili e credono veramente di contare qualcosa al posto di un’emerita cippa. Il neorealismo in politica è il prevalere dei cittadini, della normalità, della vita quotidiana sui “grandi temi” e sulle “analisi profonde” che hanno l’unico scopo di legittimare delle nullità alla guida della Nazione. Si battono per la fine della pena di morte nel mondo (battaglia giusta), ma si dimenticano l’esistenza del reato di tortura nel codice penale (vi ricordate il G8 di Genova?) e il massacro senza fine nelle nostre carceri (150 morti ogni anno). Vogliono l’inutile Tav da 17 miliardi di euro pagati dai contribuenti, ma non sanno far funzionare i treni per i pendolari. Costruiscono inceneritori che provocano la morte per tumore e non sanno nulla del ciclo dei rifiuti. Figuranti con il culo al caldo dei banchieri e delle lobby e di stipendi da nababbi. Teatranti che raccontano sempre una balla più grossa della precedente per mantenere la presa sul pubblico. I cittadini hanno il dovere di riprendersi lo Stato, di farsi Stato. La politica non è una commedia a pagamento.
Disse il regista François Truffaut di Rossellini: “Mi ha insegnato che il soggetto di un film è più importante dell’originalità dei titoli di testa, che una buona sceneggiatura deve stare in dodici pagine… che bisogna potersi dire, prima di ogni ripresa: “O faccio questo film o crepo“. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.