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Vday 8 settembre, cinque anni dopo. Official bootleg
Intervento di Maurizio Ottomano, Freelance Journalist
“Molti non aspettavano altro in Italia: un diretto ben assestato alla mascella sta facendo vacillare il MoVimento 5 Stelle, lo spauracchio numero uno per i politici professionisti e tutti coloro che vi girano intorno .
Apparentemente, è bastato far sfogare un Consigliere M5S della Regione Emilia in un “fuori-onda” rubato (secondo chi lo avrebbe realizzato), per scatenare il dibattito fuori e dentro il MoVimento e mettere in difficoltà il suo portavoce più insigne, Beppe Grillo, nonchè il compagno di tante battaglie Gianroberto Casaleggio. Lo scoop pare senza possibilità di replica; Gaetano Pecoraro di Piazzapulita incastra Favia con un microfono creduto spento dall’esponente del M5S, il quale si lascia andare ad uno sfogo contro quello che definisce “la mente freddissima, molto acculturata“, la persona che nega la democrazia all’interno del MoVimento, colui che decide candidati e liste, il padre-padrone Gianroberto Casaleggio. Ce n’è anche per Beppe Grillo, perchè “il problema è su e o si levano dai cogl..oppure il MoVimento a loro gli esploderà in mano“, invito senza molte metafore a togliersi di mezzo. Pagina di grande giornalismo o fuori-onda concordato ad hoc?
PREMESSA
La puntata di Piazzapulita del 6 settembre annuncia una non ben identificata “operazione verità” sul M5S. Tra gli ospiti, molto stranamente, il più agguerrito nell’attaccare la mancanza di democrazia all’interno del M5S, a suo dire comunicatagli da molti non ben precisati attivisti, è Luca Telese. Telese è novello transfuga da “Il Fatto Quotidiano“, lasciato per fondare un suo giornale, sempre a suo dire, meno allineato con le posizioni dei grillini. “Pubblico” è, secondo il suo fondatore, la risposta al giornalismo dipendente dalla vecchia partitocrazia, in una concezione di indipendenza totale. Sarà, ma le dicotomie nel grouping della nuova iniziativa editoriale sono abbastanza palesi. Il sito è registrato a nome di Tommaso Tessarolo, definito come da suo blog, il più giovane dirigente della storia del gruppo Fininvest” ed ex-consulente strategico per la TV Digitale Mediaset, nonchè direttore di Current TV Gruppo Sky. Nella Pubblico Edizioni srl troviamo poi l’avvocato Feverati, che lavora per l’agente di Telese: i tre hanno insieme il 51% delle azioni della società. Il rimanente 49% è diviso tra Lorenzo Mieli, produttore televisivo (X-Factor) e cinematografico, figlio di Paolo Mieli nonchè fidanzato di Clementina Montezemolo, figlia di Luca Cordero. Con Lorenzo Mieli anche Marco Berlinguer (ex-Liberazione), figlio di Enrico e fratello della compagna di Telese, Laura Berlinguer. All’interno della società anche Mario Adinolfi*, giornalista saltato da Radio Vaticana al TG1, all’attivismo prima nella DC e poi nel PPI, per essere ora deputato in carica nel PD di Bersani con l’appoggio di Franceschini. In più, varie firme del giornalismo italiano tra cui lo stesso Corrado Formigli e Francesca Fornario ex “L’Unità“, che accusò duramente Daniele Luttazzi di plagio nel 2010 decretando praticamente la fine della carriera televisiva. Alla fine, di potenziale distanza dalla logica della partitocrazia, non se ne vede poi molta. Ecco quindi che Telese, che tante buone parole aveva speso per il M5S in passato, diventa un implacabile accusatore, quasi una sorta di co-conduttore per aiutare il suo “collaboratore” (al giornale) Formigli, a traghettare negli spettatori l’idea che qualcosa nella democrazia del M5S, non stia funzionando e che quel qualcosa si chiami Casaleggio. Idea che passa dalle testimonianze di Sonia Alfano (IDV) e Serenetta Monti, due persone che dicono di aver avuto problemi con la “dirigenza” del MoVimento, ma dalle quali, a dire il vero, si capisce poco di cosa stiano parlando.Il momento topico della serata è comunque pronto, gli spettatori anche.
IL FUORI-ONDA CHOC
Dopo un breve filmato che ricorda la partecipazione di Favia a “Servizio Pubblico” di Santoro il 19 aprile 2012, ecco alle 22.27 iniziare l’intervista, una clip di 3,17 minuti che si trasforma in un fuori-onda dal minuto 1,02 con la frase di Favia rivolta al giornalista “dopo dai ti offro un caffè per lo sbattimento“. Da qui in poi il testo che ritroviamo oggi su tutto il web e sui quotidiani, parole che dovrebbero aprire gli occhi agli italiani sul ruolo di Casaleggio e sulla struttura del MoVimento. Al ritorno in studio appaiono subito gigantografie con le frasi più dure di Favia, incise su lastre lapidarie: l’effetto funereo è furbescamente suggerito e lo sarà per tutto il resto della trasmissione, con foto di Favia ad occhi chiusi che sembra pronto a defungere, a sua volta, sotto il peso della colpa.
COSA NON TORNA
Partiamo da Telese. Telese “tira la volata” al filmato per tutta la serata, cercando di stare sempre ben sull’argomento “Casaleggio” e lo fa anche dopo, affermando che Favia va lasciato stare e ci si debba concentrare sulla mancanza di democrazia denunciata nel fuori-onda e sulla pericolosità della presunta leadership milanese. Il suo giornale online pubblica un articolo completo sulla clip già alle 22.23, mentre il tutto va in onda alle 22.27 con le rivelazioni che passano su LA7 alle 22.28: preveggenza o più semplicemente preparazione adeguata del pezzo? Favia, poco prima del finto spegnimento di telecamera e microfono, annuncia tranquillamente che vuole offrire un caffè al giornalista “per tutto lo sbattimento“. Ora non si comprende quale sia lo sbattimento: una grande fatica per poco meno di un minuto di intervista o qualcosa su cui si è lavorato, magari a lungo, poco prima? A rigor di logica viene facile pensare alla seconda ipotesi. Il “magic moment” scatta quando gli viene chiesto se la democrazia all’interno del MoVimento sia completamente compiuta. Qui Favia fa capire chiaramente che parlerà a fari spenti, davanti ad un caffè… solo che lo fa capire a telecamera accesa! Ora, è abbastanza chiaro che se una persona ha rivelazioni scottanti da fare non lo annuncia palesemente; se invece vuole convincere lo spettatore che gli ruberanno parole in libertà senza che lui lo voglia realmente, allora lo prepara facendo intendere che, da lì in poi, non sarà consapevole di quello che si sentirà, che non si renderà conto di parlare ad un microfono aperto.
Incredibilmente l’audio del fuori-onda è perfetto: non ha nulla a che fare con servizi “rubati” nel passato delle trasmissioni di cronaca in TV. Non è frutto del lavoro di un microfono nascosto (stile Iene), né di quello montato sulla telecamera, altrettanto poco preciso. Sicuramente il microfono in questione è il “gelato” che si intravvede in mano a Pecoraro al secondo 46-47-48 della clip ed è posizionato anche molto vicino all’intervistato, tanto da non essere minimamente coperto dai rumori di fondo, anche se molto vicini. Le parole sono scandite bene, chiare e perfettamente intellegibili; il montaggio è perfetto, le domande del giornalista sembrano più assecondare il racconto che poste per avere risposte precise. Tutto l’audio viaggia fluido fino al minuto 1,44 dove il montaggio si lascia scappare il rumore di uno spegnimento/riaccensione del microfono, impercettibile, ma chiaro. Perchè si spegne/riaccende un microfono se è un fuori-onda “rubato“? Quindi, ricapitolando, Giovanni Favia ignaro ed ingenuo davanti alle telecamere, si lascia abbindolare da un microfono rimasto acceso e lo scoop di Piazzapulita invade i media. L’hanno fatto a luglio dice Formigli, ma l’hanno rivelato solo ora. Tutto chiaro.. ma qualcosa non torna. Favia non è lo sprovveduto che pensiamo in balia del giornalista cattivo e di una tecnologia sconosciuta. Non è un’anziana signora ottantenne, ignara di qualsiasi marchingegno elettronico, con il panico da telecamera e la voglia di salutare a casa. Il nostro Favia è abituatissimo alle interviste, dato che il suo presenzialismo in TV ormai è noto a tutti ma, soprattutto, conosce benissimo le dinamiche audiovisive! Infatti il suo curriculum recita tra l’altro:
– nel 2003 frequenta il corso professionale di tecnico di produzione audiovisive
– direttore della fotografia, titolare ditta individuale per la produzione di materiali audio-visivi e cinema indipendente.
Niente di meno! E’ questa sarebbe la persona che pensava di parlare ad un microfono spento? Probabilmente questa persona poteva recitare persino l’anno di fabbricazione e le caratteristiche tecniche, sia del microfono che della telecamera, dei due inviati di Formigli! Vogliamo credere che abbiano portato del carpaccio ad un macellaio facendolo passare per costata e lui non se ne sia accorto? La cosa lascia parecchio dubbiosi.
COSA TORNA
Grillo alla festa del 5 Stelle di Brescia, a Roncadelle per la precisione, apparve abbastanza nervoso e scuro in volto, forse come mai era stato. Disse quasi subito che “anche noi avremo i nostri Scilipoti“, intendendo una sorta di sillogismo per un tradimento politico di cui forse sapeva l’esistenza, ma non i termini precisi.. Qualcosa era trapelato sicuramente.. Meno comprensibile invece che il neo-dissidente del MoVimento, giunto in pesante ritardo alla festa, non sia stato incalzato dalle telecamere di LA7 né sia stato tentato nulla di rilevante per l’informazione, come il metterlo a confronto diretto con Grillo, alla luce del fatto che la trasmissione aveva sul campo proprio lo stesso inviato che sapeva di aver raggiunto lo scoop due mesi prima. Invece niente: Favia fu evitato accuratamente dalle stesse telecamere che avrebbero potuto completare l’opera, in modo esemplare. Niente, nemmeno una domanda, nulla.
Molti sostengono che l’ideologo cui Favia si è sempre rivolto sia stato Tavolazzi, epurato a marzo dal M5S dopo l’incontro di Rimini, incontro dove tra l’altro si discusse di opzioni come togliere il nome “beppegrillo” dal logo, aumentare le legislature possibili a più di due, accettare anche ex-appartenenti a partiti politici. L’insofferenza di Favia e Tavolazzi è sempre stata abbastanza visibile all’interno e fuori dal MoVimento ed è riscontrabile anche oggi, in molti gruppi sparsi per l’Italia, dove il significato di “uno vale uno” è stato completamente travisato, in una sorta di richiamo all’anarchia collettiva verso chiunque possa consigliare un minimo di struttura organizzativa. In prima linea molti simpatizzanti e attivisti di partiti defunti durante le ultime elezioni politiche nazionali, che sono anche fondatori delle prime liste civiche legate a Grillo e molto più esperti nel convogliare su di loro le leadership progettuali all’interno dei gruppi stessi. La possibilità che potessero arrivare dei richiami da chi, come unica tutela verso tutti gli attivisti, possiede il logo del M5S, non sono mai state digerite a fondo da alcuni di loro, legati ancora alle dinamiche dei partiti. La fine mandato, prossima per Favia che è già alla seconda legislatura e quindi non più candidabile nel M5S, potrebbe essere il movente di questa intervista concordata e il “do ut des” per il passaggio ad altra formazione politica, probabilmente il PD o affini (tanto non cambia di molto la sostanza).
IN CONCLUSIONE
In tutta onestà, questa storia appare molto ben congegnata, ma non così bene da distruggere il MoVimento 5 Stelle. Sicuramente porterà al tentativo di rendere più facile l’infiltrazione da parte di appartenenti o ex appartenenti alla vecchia politica tramite chi segue le idee dei “dissidenti” o di quanti, alla luce di questa querelle, saranno convinti che la ragione stia dalla parte di chi invoca più democrazia. E’ opportuno dire che ladDemocrazia è un terreno difficile, che ha per confine la dittatura da un lato e l’anarchia dall’altro. Non sembra che il M5S sia verso la dittatura, quanto invece soffra per la mancanza endemica di una minima struttura, il che non danneggerebbe il concetto di democrazia diretta tra i cittadini, ma impedirebbe di essere con un piede quindi molto vicino all’altro confine ideale, com’è ora. Si prenda nota anche del fatto che in alcuni casi, da parte di gruppi cittadini, è stato auspicato l’intervento diretto di Grillo o Casaleggio per problemi di aperture di M5S fasulli, di infiltramenti di politici in carica, di tentativi di infiltramento da parte di ex-politici etc…ma questo intervento non è mai arrivato, nemmeno quando richiesto! Ora, un padre-padrone si negherebbe ad occasioni simili di comando? Anche questo appare poco logico.
Oggi che la bomba è esplosa Favia torna sull’argomento e tra le altre cose si difende così:
“E’ fantascienza ed unoffesa allintelligenza pensare che un fuori onda, per me così degradante, potesse essere concordato.. Mah! Excusatio non petita… ” Maurizio Ottomano, Freelance Journalist
Ps: *Mario Adinolfi ha smentito il suo coinvolgimento nella società, dichiarando di non possedere quote di Pubblico