La Troika ha sentenziato: la Grecia deve morire per pagare il suo debito. Deve morire dissanguata, lentamente in agonia ed esposta al pubblico ludibrio come monito per il prossimo (l’Italia?). Il volere dei cittadini greci, espresso tramite il refendum popolare del 5 luglio, conta meno di niente, anzi è un aggravante che ha comportato l’ipoteca di 52 miliardi di beni pubblici greci come garanzia sul ripagamento del debito. Un’assicurazione sull’esercizio della democrazia: se i greci vogliono votare per cambiare le cose loro comunque si tengono il “grisbi”. Tanto vale non votare più. E’ il debito che comanda. Questi greci traditori… “si son fatti prestare i soldi e ora non vogliono restituire nulla“.
Ma chi l’ha contratto questo debito mostruoso? Come si è accumulato? Per cosa è stato investito? A marzo di quest’anno la presidentessa del parlamento greco, , ha annunciato la costituzione di un audit del debito greco attraverso una commissione coordinata da Eric Toussaint, autore del libro “Debitocrazia“, e presidente del Comité pour lAnnulation de la Dette du Tiers Monde (Comitato per lannullamento del debito nel Terzo Mondo). La storia della commissione è raccontata in questo video di Giorgio Simonetti, di cui consiglio la visione, e che le redazioni di tutti i giornali e telegiornali italiani hanno ricevuto, ma evitato di diffondere:
VIDEO L’audit sul debito pubblico della Grecia
La commissione, formata da 35 componenti esperti di diritti umani e finanza, ha lavorato per mesi e nel report preliminare pubblicato mercoledì 17 giugno ha concluso che: Sulla base del diritto internazionale il governo ha la possibilità di sospendere in maniera sovrana il pagamento del debito greco in particolare perché: (
) linsostenibilità del debito pubblico greco era evidente sin dallinizio ai creditori internazionali e ai giornali economici. Tuttavia le autorità greche, insieme ad alcuni altri governanti dellUnione Europea, hanno congiurato contro la ristrutturazione del debito pubblico nel 2010 per proteggere le istituzioni finanziarie. I media economici hanno nascosto la verità allopinione pubblica dipingendo una situazione in cui il salvataggio era presentato come qualcosa che andava a beneficio della Grecia, assumendo la popolazione come responsabile dei propri misfatti.
Maria Lucia Fattorelli, revisore dei conti di professione, ha analizzato il bilancio nazionale greco per il 2013 e ha scoperto che dei 113,73 miliardi di euro di uscite, il 50% è andato allammortamento del debito, di prestiti e altre obbligazioni, il 5% agli interessi sul debito, 1% per coprire altre spese, per il 6% si trattava di quote di azioni private, e il 5% investimenti e progetti. La spesa pubblica effettiva per far funzionare lo stato è il 33%: Se si continua a ridurre ancora la spesa, lo stato greco scompare.
La crescita del debito secondo il rapporto non è dovuta alleccessiva spesa pubblica, ma piuttosto “al pagamento di interessi ai creditori estremamente alti e da ingiustificate spese militari, perdite di entrate in tasse dovuti a illecite fughe di capitali, forme di ricapitalizzazione di banche private e squilibri creati da difetti nella costituzione della stessa Unione Monetaria“.
In sintesi secondo la Commissione per l’Audit la Grecia può non pagare il suo debito perchè l’hanno contratto le banche e i politici e non i cittadini e perchè per ripagare questo debito si stanno violando i diritti umani dei greci. L’audit arriverà alle conclusioni definitive alla fine di quest’anno, se il governo Tsipras continuerà il suo mandato e non sarà sostituito da qualche nuovo burattino della Troika. Il riconoscimento ufficiale dell’immoralità del debito greco da parte di una commissione parlamentare creerebbe un precedente storico pericoloso per la tenuta stessa dell’euro e della gabbia del debito.
Un audit, sul modello di quello greco, va istituito al più presto anche per il debito pubblico italiano che ha sfondato la soglia dei 2.200 miliardi di euro. Per ripagarlo stanno distruggendo lo Stato sociale, i diritti dei lavoratori, la scuola e svendendo tutti gli asset strategici italiani. Dopo la Grecia, i prossimi siamo noi. Prepariamoci. Non possiamo morire di debito. Non possiamo morire per l’euro. Potere al popolo, non alle banche!