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Home > TERRA FUTURA
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Il cibo del futuro (prima parte)

beppegrillo.it - Dicembre 14, 2019

Sappiamo ormai tutti che il menù del futuro avrà diete personalizzate, verdure stravaganti, robot chef etc. Ma la storia delle rivoluzioni alimentari non è nuova, parte molto tempo fa. Prima del 1928, nessuno aveva assaggiato la gomma da masticare. Alla fine degli anni ’30, i dessert alla crema surgelati gettarono tutti nella confusione: fu l’invenzione americana del gelato soft-service (spesso chiamato Whippy nel Regno Unito).

20 anni dopo Pop rocks candy faceva impazzire tutti i bambini del mondo con la sua bizzarra effervescenza. Poi negli anni ’90, Red Bull ha messo sul mercato una bevanda al sapore di medicinale che da allora è diventata sinonimo di bevanda energetica.

I cibi che mangiamo sono in continua evoluzione e continuamente vengono creati nuovi gusti. Quindi cosa mangeremo nel 2029?

Il cibo sarà adattato al nostro genoma

Oggi sappiamo che un’alimentazione sana è importante per mantenere il nostro corpo in ottime condizioni. Questo legame tra dieta e salute fu per la prima volta dimostrato a metà del 1800 dal chirurgo navale scozzese Dr. Joseph Lind, a cui è stato riconosciuto il merito di aver condotto uno dei primi studi clinici controllati. Il suo studio ha dimostrato che gli agrumi proteggevano i marinai dallo scorbuto.

Oggi la scienza ha analizzato quasi ogni elemento della nostra dieta, ma molti cibi sani che sembrano dare energia a una persona possono far sì che un’altra si senta affaticata e gonfia. Nel 2015, un team di scienziati israeliani ha monitorato i livelli di zucchero nel sangue di 800 persone per diversi giorni, facendo la sorprendente scoperta che la risposta biologica degli individui a cibi identici variava in maniera impressionante. Alcune persone hanno avuto un “picco” di glucosio nel sangue dopo aver mangiato un gelato zuccherato, mentre altri hanno avuto lo stesso effetto solo con un po’ di riso in bianco. Una scoperta in contrasto con la saggezza convenzionale.

Nei prossimi 10 anni, il campo adesso emergente della “nutrizione personalizzata” offrirà una guida alimentare sana e su misura per ogni individuo. Perché? La gestione dei nutrienti nei nostri corpi sembra dipendere dalla nostra genetica, dai microbi nell’intestino e dalle variazioni nella fisiologia interna dei nostri organi. Quindi aspettiamoci test genetici per offrire una guida alimentare sana e personalizzata. Già da anni si sente parlare della nutraceutica, la scienza che si occupa di individuare il potere “farmacologico” del cibo e la nutrigenomica, che indaga invece come il cibo sia in grado di intervenire sul nostro dna.

Il dottor Jeffrey Blumberg, professore di scienze nutrizionali alla Tufts University nel Massachusetts, è uno dei sostenitori più espliciti di questa nuova scienza. Insiste sul fatto che i test del DNA sbloccheranno un’alimentazione personalizzata. “Sarò in grado di dirti che tipo di frutta, che tipo di verdura e che tipo di cereali integrali dovresti scegliere, e con quale frequenza”, dice.

Nel 2029 il cibo sarà progettato per essere più nutriente

“Naturale” è un termine che oggi i marketer del cibo amano usare, ma quasi nessuno dei nostri prodotti attuali è mai esistito nel mondo naturale. La frutta e la verdura di cui ci godiamo oggi hanno subito variazioni per migliaia di anni. Le carote non erano originariamente arancioni, erano pallide e bianche; le pesche assomigliavano una volta alle ciliegie e avevano un sapore salato; le angurie erano piccole, rotonde, dure e amare; le melanzane sembravano uova bianche.

Ma la coltura selettiva ha scelto i cibi più voluminosi e gustosi, le sempre nuove tecniche di agricoltura hanno tolto dalla fame e dalle povertà milioni di individui, ma ha anche avuto effetti negativi. Le proteine, il calcio, il fosforo, il ferro, la vitamina B2 e la vitamina C sono diminuiti nella frutta e nella verdura durante il secolo scorso, e oggi le verdure hanno circa i due terzi dei minerali che avevano in passato. Entro il 2028, la genetica e la scienza biomolecolare ristabiliranno questo equilibrio, in modo che il DNA di un organismo sarà inserito in un altro, eliminando la necessità della coltura selettiva per acquisire i tratti desiderabili. Proprio l’anno scorso, i ricercatori australiani hanno presentato una banana con alti livelli di provitamina A, un nutriente importante che normalmente non è presente nel frutto. Per creare questo frutto, i ricercatori hanno estratto i geni da un tipo specifico di banana della Papua Nuova Guinea, che è naturalmente ricca di provitamina A, e quindi li hanno inseriti nella varietà di banane comune.

La banana d’oro (in alto) ha un colore più giallo rispetto a una banana standard (in basso), grazie a livelli più elevati di provitamina A. Queste banane ingegnerizzate potrebbero essere utilizzate per migliorare il contenuto nutrizionale delle banane in Uganda, dove il frutto costituisce un importante parte della dieta.

Più controverso, il DNA può essere trapiantato da organismi completamente diversi per creare varietà impossibili con l’allevamento selettivo. Al mais è stata somministrata con successo una sferzata di metionina, una sostanza nutritiva chiave mancante nel cereale, mediante la giunzione del DNA da un batterio. Anche il codice genetico stesso può essere modificato per sviluppare “superpoteri”: nel 2008, ad esempio, i ricercatori hanno creato carote modificate che aumentano l’assorbimento del calcio da parte dell’organismo. Ci sono stati centinaia di esempi di queste incredibili creazioni botaniche: patate, mais e riso contenenti più proteine; semi di lino con più grassi omega-3 e omega-6; pomodori contenenti antiossidanti originariamente presenti in altri alimenti e un tipo di lattuga che trasporta il ferro in una forma facilmente digeribile dal corpo.

Nel corso dei prossimi dieci anni, probabilmente esploderà il numero di colture nutrizionalmente migliorate. La precisa tecnologia di modifica del DNA – vale a dire una tecnica chiamata CRISPR-Cas9 – ora consente l’alterazione del codice genetico delle piante con una precisione senza precedenti.

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