I partiti non mollano. Toccategli tutto, ma non l’argenteria. Si sono tenuti anche l’ultima tranche di 182 milioni di finanziamenti elettorali illegali. Soldi illegali in quanto aboliti a larghissima maggioranza da un referendum. Hanno fatto ammuina per tre settimane. Vanno capiti, come possono restituire ciò che hanno già speso? Le banche gli hanno anticipato la prossima rata prima che venisse incassata. Provate a farlo voi con una fattura di 1.000 euro. Il cassiere vi farebbe internare.
Né restituzione, né congelamento, ma la promessa (giurin giuretta, croce sulle labbra) di discuterne dopo le elezioni comunali. Rinvio per motivi tecnici. Il Pdmenoelle propone addirittura di dimezzare la refurtiva (senza fornire però date). E’ come se uno svaligiatore sorpreso sul fatto patteggiasse il bottino tenendosene metà. Che facce da Bersani!
Rigor Montis in difficoltà con i sondaggi, che lo danno al livello di gradimento di Berlusconi, ha chiesto l’assistenza di Amato, un uomo di grande esperienza nel ramo, per disporre di “analisi e orientamenti” sul finanziamento ai partiti. E’ come richiamare una maitresse in pensione per controllare gli incassi di un bordello. L’ex tesoriere di Craxi che verifica l’operato di Lusi e di Belsito. Un’operazione di rilancio dell’immagine del Governo degna di “Totò le Mokò“.
Scrive oggi Sergio Rizzo che “i finanziamenti alla politica erogati da privati cittadini godono di un vantaggio fiscale 51 volte maggiore rispetto alle donazioni alla ricerca o le associazioni benefiche“. Infatti i partiti ricevono soldi anche dai privati fino a 100 milioni all’anno.Non ci sarebbe nulla di male se i privati non fossero spesso concessionari dello Stato, come Benetton e Gavio, settore autostrade, per esempio. Vanno aboliti non soltanto i finanziamenti pubblici, ma anche quelli dei concessionari statali per un palese conflitto di interessi. Il MoVimento 5 Stelle ha rinunciato ai 1.700.000 euro di finanziamenti. E’ facile. Monti prenda un appuntino. Loro non si arrenderanno mai (noi neppure). Ci vediamo in Parlamento.
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