“Porto il mio figlioletto ad una visita oculistica al pediatrico di Alessandria. Parto dalla ricca provincia di Cuneo (quella con meno disoccupazione in Italia). La statale che percorro è disseminata di attività chiuse. Nemmeno più il cartello affittasi. Erbacce nei cortili dei capannoni… certi con i vetri rotti, certi scarabocchiati. In quelli funzionanti, poche macchine, lontano ricordo di parcheggi pieni di gente che portava a casa la pagnotta per i figli. E’ uno schiaffo! E’ l’Italia dei centri commerciali, degli outlet, dei grandi ipermercati. Non facciamo più niente. E non tutti possono avere i fondi, le conoscenze linguistiche, le lauree con lode per fare fortuna all’estero. A volte non lo puoi fare per due genitori anziani ai quali, se te ne andassi e portassi con te il nipotino adorato, daresti una coltellata. Rivedo i lavoratori della Indesit di un video del blog e al minuto 1:07 il bambino abbracciato al papà sceso in piazza a difendere il posto di lavoro. Mi vengono le lacrime agli occhi. Quel bambino, bellissimo, di tre o quattro anni con il suo sguardo fisso, mentre abbracciava il padre, CAZZO, AVEVA CAPITO TUTTO! Beppe, non è mai bello farsi sfilare i soldi di tasca! Non dico che chi ha bruciato 100 milioni alla comunità di Alessandria non debba pagare, anzi, deve finire in galera, Ma se quelle fabbriche e ditte che ho visto chiuse o quasi, fossero aperte, quei debiti il comune di Alessandria li ripagherebbe in 10 anni, forse meno. Il dramma è che non li ripagherà. Il dramma è che per Comuni di tali dimensioni ormai diventa uno scoglio insormontabile anche un debito di qualche milione. Non c’è più lavoro, o sta finendo. Da buon piemontese ti cito un detto che credo sia universale: “Pioi fan pioi, sod fan sod. Pidocchi fanno pidocchi!“. Siamo nei pidocchi, e se non cambiamo alla svelta ci rimarremo.” Luis F.
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