Le donne sono una vite su cui gira tutto. (Lev Tolstoj)
Un reddito di base universale. Fondi speciali di emergenza per gruppi emarginati, tra cui donne immigrate prive di documenti, lavoratrici domestiche, donne con disabilità e sopravvissute al traffico sessuale. Finanziamenti per test e trattamenti covid-19, anche per le donne incarcerate. Un salario minimo di 24,80 dollari/ora per le madri single. Assistenza all’infanzia gratuita e finanziata con fondi pubblici per tutte le lavoratrici essenziali.
Sono queste le proposte che arrivano dalle Hawaii, il primo stato al mondo a proporre un “piano di ripresa economica femminista”, in cui si impegna esplicitamente a coinvolgere e dare priorità alle donne e alla parità di genere nel suo piano di ripresa dal Covid-19.
Invece di riportare l’economia alla vecchia normalità, lo stato sta cercando di cogliere l’opportunità “per costruire un sistema in grado di garantire la parità di genere”.
Come si legge nel documento, se si ricorda che la definizione della parola “economia” deriva dal greco, “gestire la casa”, questo aiuta a mettere a fuoco che le donne non sono mai state così occupate a prendersi cura dei propri cari, a fare provviste, e trovare il modo di compensare gli enormi oneri economici e sociali di questo periodo. Questi aspetti di solito non vengono presi in considerazione, eppure non ci sarebbe economia senza queste attività. Oppure pensiamo al Caregiving, il prendersi cura di chi sta male, qualcosa che si associa sempre alle donne, necessario per l’economia ma sempre scisso dall’economia.
Per questo il piano elaborato dal governo delle Hawaii è concepito per un “profondo cambiamento culturale”. “Gli studi hanno dimostrato che l’investimento di fondi pubblici nell’assistenza all’infanzia e nei servizi di assistenza agli anziani è più efficace nel ridurre i deficit e il debito pubblici rispetto alle politiche di austerità e aumenta l’occupazione, i guadagni, la crescita economica e promuove l’uguaglianza di genere”, sostiene il documento.