“Quotidianamente ricevo mail, richieste di appuntamento e appuntamenti veri e propri con persone in grande difficoltà. Situazioni a volte disperate che mi fanno tornare a casa con il dolore dentro. Impotente li guardo negli occhi consapevole che quasi sempre lunico mio potere è ascoltarli. Oggi è venuto un signore di 60 anni, parzialmente invalido e senza lavoro con una moglie anchessa invalida e malata. Le cure della moglie costano molto, non ha agevolazioni perché i farmaci che deve utilizzare non rientrano tra quelli generici (così mi ha detto). Oltre ai farmaci anche le altre cure hanno costi elevati.
Lui, come tutti gli altri, mi dice che non chiede elemosina, vorrebbe solo poter lavorare e che non andrà in pensione prima di 5 anni (forse). Dice che sta provando in tutti i modi a cercare le strade del dialogo e della civiltà ma mi fa capire, sinceramente e non con tono di “minaccia“, che dovesse trovarsi alle strette sarebbe pronto anche a non rispettare più la legge. Sarebbe pronto a rubare. Dice che spesso ha visto coppie straniere con figli avere alcune strade agevolate, ma condivide totalmente un concetto che con molto tatto ho provato a esternargli. Gli ho detto che non deve vedere questi esseri umani come dei nemici, che il problema è la mancanza di uno stato in grado di aiutare le persone in difficoltà; gli dico che questo crea una sorta di assurda e paradossale competizione al ribasso, tra disperati. Competere nella disperazione genera mostri in ognuno di noi.
Mi guarda con gli occhi lucidi e mi dice che ho ragione, che ne è consapevole, ma che a volte lo spirito di sopravvivenza cancella qualsiasi altro lucido ragionamento.
La priorità è la lotta a questi disagi, non la riforma della Costituzione; le priorità sono cercare di lasciare indietro meno persone possibili. Questo è quello su cui ci si deve concentrare.
Il massimo dello sforzo politico deve essere rivolto a questo.
Il signore mi stringe la mano e mi ringrazia, anche se non ho potuto fare altro che ascoltarlo, dice che almeno ha potuto sfogarsi. Io invece torno a casa e mi rendo conto di quanto sia tutto estremamente difficile.” Pietro Vandini, Capogruppo MoVimento 5 Stelle Ravenna
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