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Si dice che un Paese che perde la memoria del suo passato sia condannato a ripetere i suoi errori. L’Italia non ha questo problema. Non ha nulla da ricordare. Tutto quello che è avvenuto nella Prima e nella Seconda Repubblica sono fatti senza spiegazioni, mai accaduti veramente. Incidenti atmosferici. Nessuno si domanda perchè piove. Piove e basta. E così è per l’omicidio Falcone, l’omicidio Borsellino, la strage di Portella delle Ginestre, Piazza Fontana, la strage di Brescia, di Bologna, l’Italicus, la morte di Aldo Moro, Ustica, Gladio, Calvi impiccato sotto il ponte dei Frati Neri, l’assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Pasolini, di Mattei, di Ambrosoli.
Grandina in Italia. Grandina sangue. Ci hanno sempre detto che è acqua piovana. Che i responsabili, quando individuati, erano mafiosi, terroristi neri, estremisti rossi. Così è se vi pare. A me non pare. Lo Stato ha fatto la sua parte. I Servizi hanno sempre fatto la loro parte. Ieri, 23 maggio, Giovanni Falcone è stato commemorato. Le alte cariche della Repubblica si sono recate in Sicilia e hanno parlato ai bambini siciliani. C’era Alfano, c’era Napolitano, c’era Schifani. Nei loro discorsi si sono scordati di Dell’Utri, senatore, condannato a nove anni in primo grado, di Cuffaro, senatore, condannato a cinque anni in primo grado, di Andreotti, senatore a vita, prescritto per collegamenti con la mafia. Sono loro colleghi in Parlamento, si conoscono da anni, forse vanno a cena insieme.
La memoria è una qualità morale. Non tutti la possiedono. La P2 è (stato?) un movimento eversivo, uno Stato dentro lo Stato. Gelli ha libertà di parola, ma Gelli è stato condannato per depistaggio delle indagini per la strage della stazione di Bologna. I piduisti infestano il Parlamento, la tessera 1816 è Berlusconi. Il muro di Berlino è caduto nel 1989. Sono passati vent’anni. Da noi è come se fossero passati venti minuti. Tutto è fermo, immobile. Una nazione pietrificata con Borsellino ucciso con tritolo militare da manovalanza mafiosa. Chi ha dato l’ordine? Chi ha rubato l’agenda rossa di Borsellino? Mancino (vi siete mai chiesti da dove derivi il suo potere?) incontrò Borsellino a Roma al ministero, prima della sua morte. Il magistrato era sconvolto, ma lui non lo riconobbe. Paolo Borsellino si oppose al papello, alla trattattiva tra Stato e mafia. Per questo, secondo suo fratello, fu ucciso. C’è bisogno di aria fresca. Di aprire porte e finestre e recuperare la memoria. Rileggere la nostra Storia. Un Paese senza passato è condannato a non avere un futuro. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
Ps: le allodole non hanno gli specchietti. Ripeto: le allodole non hanno gli specchietti.