di Fabio Pressi – Le tecnologie digitali e i BIG DATA stanno cambiando radicalmente il settore auto e sempre più rapidamente ce ne rendiamo conto. Stanno trasformando profondamente i veicoli che guidiamo e il modo in cui interagiamo con loro, fino a rimodellare la rete di infrastrutture di trasporto.
Le tecnologie definite di “Smart Infrastructure” stanno diventando parte integrante delle nostre città, delle strade, dei tunnel, dei parcheggi rendendoli in grado di generare e comunicare dati tra loro e con i veicoli che li percorrono.
Avremo un sistema di infrastrutture di trasporto che soffre meno congestione, più sicuro e che può essere gestito in modo predittivo. Un’infrastruttura stradale “intelligente” può monitorare e controllare il flusso del traffico, aggiornare i viaggiatori e comunicare direttamente con le auto per avvisare di un cambiamento di un limite di velocità. Questa è una parte essenziale del futuro definito dell’”Intelligent Transportation Systems”.
Tra le tecnologie emergenti degli ultimi anni, BIG DATA e IOT (Internet of Thing) sembrano aver superato le fasi critiche descritte dagli analisti (Hype Cycle di Gartner), per diventare tecnologie consolidate, pronte per una diffusione di massa.
L’approccio al problema dei dati deve essere però collegato a una politica di distribuzione di sensori a basso costo e di facile accesso, in grado di generare informazioni che possano essere raccolte e analizzate in tempo reale.
La rete stradale sta diventando un mix di dati generati dai sensori collegati all’infrastruttura, di segnali degli smartphone e scatole nere che percorrono una strada e sistemi in grado di dialogare con le tecnologie a bordo di un veicolo, al fine di avere un visione olistica e digitale del sistema stradale. Questa visione dell’infrastruttura “digitale” si lega ad altre applicazioni come la gestione autonoma dei veicoli.
Tutti questi elementi sono anelli diversi della stessa catena e la scienza dei big data ha un ruolo chiave nel tenerli saldamente uniti.
Gestione del traffico come “servizio”
Le tecnologie digitali stanno trasformando anche le Centrali per il Controllo del Traffico Stradale, storicamente edifici costituiti da “hardware e software”, in Centri evoluti con strumenti basati sul “Cloud”, più snelli, più veloci facilmente integrabili con molteplici fonti di informazione.
Le nuove “Piattaforme di mobilità” nascono già integrate con sistemi di BIG DATA in tempo reale, dall’analisi dei GPS delle scatole nere, dai dati delle App fino ai diversi segnali provenienti dall’elettronica dei veicoli (sensori di temperatura, ABS…). Tutte informazioni per capire e rilevare istantaneamente eventuali anomalie sulle nostre strade.
Quali sono gli scenari futuri?
Il veicolo cosiddetto “autonomo” sta vivendo il periodo di testing sulle strade, principalmente asiatiche e americane e, anche se potrebbe sembrare futuristico, i big data controllano effettivamente la guida autonoma.
I veicoli autonomi utilizzano una quantità immensa di dati ambientali per analizzare costantemente la loro posizione in quello che li circonda. Le auto sono dotate di una molteplicità di sensori (es. lidar) per osservare ciò che sta intorno, come la vicinanza ai pedoni o agli altri veicoli, al bordo strada ai segnali e molto altro. Sembra assurdo ma gli algoritmi alla base dei veicoli autonomi conducono il mezzo molto meglio di qualunque non avendo possibilità di distrazione. I veicoli a guida autonoma non si stancano, non perdono mai la concentrazione e prendono le decisioni in una frazione di millisecondo.
Secondo quanto afferma Waymo (Google), dopo oltre 1,8 milioni di miglia di test a guida autonoma, sono avvenuti solo 13 incidenti di entità minore. Tutti riconducibili ad errori umani e non causati dai veicoli autonomi o dai loro sistemi di guida avanzati.
Come si integrano i Big Data in tutto questo?
Google non è l’unica azienda che lavora su veicoli autonomi. Sono molti i marchi che lavorano su tecnologie e algoritmi proprietari come Tesla, Nissan, GM, Mercedes-Benz, Delphi Automotive, Audi e Bosch. La cosa che accomuna questi diversi sistemi sono proprio i big data e la capacità di analizzarli in tempo reale.
Secondo INVENT – società che “sviluppa reti inter-veicolari, tecnologie informatiche e di rilevamento per veicoli intelligenti di prossima generazione” – i “veicoli autonomi”, o “auto intelligenti” del futuro, non sono altro che un ingranaggio di un sistema molto più ampio di raccolta dei dati.
“I veicoli autonomi hanno computer di bordo, ricevitori GPS, interfacce di rete wifi, accesso a sensori in-car e internet e inoltre possono interagire con reti di sensori wireless installate sulle strade” secondo INVENT.
Qual è il futuro di veicoli e dati?
Man mano che questi veicoli inizieranno una più ampia diffusione (gli “esperti” prevedono che succederà nel prossimo decennio) i big data diventeranno sempre più importanti.
Anche se questo può sembrare uno scenario futuro di fatto non lo è. Siamo notevolmente vicini a vedere circolare i veicoli a guida autonoma anche sulle nostre strade. Il 26 febbraio 2018 la California ha firmato un disegno di legge che consente ai veicoli autonomi di essere utilizzati liberamente sulle strade, ed è solo una questione di tempo prima che altri Stati americani seguano l’esempio californiano.
Le aziende e le istituzioni che vogliono giocare un ruolo in questo scenario dovranno essere pronte. I sistemi di guida senza conducente, si calcola che creeranno fino a 1 GB di dati al secondo, il che significa una grande capacità di raccolta e di gestione dei dati.
I big data sono già al centro di una molteplicità di settori merceologici, non solo nel trasporto, e oggi vi è quindi la necessità di trasformali in informazioni utili. Gli strumenti per farlo esistono già e le aziende leader stanno perciò investendo in Machine Learning e sistemi di Intelligenza Artificiale per trasformare i dati in qualcosa di realmente utilizzabile.
Investire in un approccio definito di “BIG DATA” è un modo per diventare un leader di livello mondiale in molte applicazioni.