di Charmian Gooch – La corruzione è uno di quegli argomenti più stereotipati in circolazione. La gente pensa ancora che i mafiosi siano dei buzzurri, vestiti di stracci che se ne vanno in giro con un fucile. É così quando si parla di corruzione, vengono subito in mente dei classici tipi di individuo.
Sicuramente qualcuno che ricalca gli stereotipi c’è.
Come Saparmurat Niyazov. Era il leader onnipotente del Turkmenistan, un paese centro-asiatico ricco di gas naturale. Ha speso milioni di dollari nella creazione di un culto della personalità. La sua. Rinominò i mesi dell’anno inserendoci il suo nome e quello di sua madre, costruì una statua di se stesso placcata in oro alta 12 metri nella piazza centrale della capitale, che ruotava per seguire il sole.
Anche Teodorín Obiang segue perfettamente lo stereotipo del dittatore africano. Suo papà è presidente a vita della Guinea Equatoriale, una nazione dell’Africa occidentale che esporta miliardi di dollari di petrolio. La stragrande maggioranza del suo popolo vive in una povertà estrema, nonostante un reddito pro capite che è pari a quello del Portogallo. Obiang junior ha comprato un palazzo da 30 milioni di dollari in California e una collezione d’arte da 18 milioni di euro, un mucchio di favolose automobili sportive e anche un jet privato.
Oppure c’è Dan Etete, ex ministro del petrolio della Nigeria, colpevole di riciclaggio di denaro sporco. Abbiamo indagato su un accordo petrolifero da 1 miliardo di dollari in cui era coinvolto.
Vedendo questi esempi è facile pensare che la corruzione esista solo in qualche luogo lontano, e che sia guidata da un gruppetto di avidi despoti e brutti ceffi in paesi insignificanti, di cui personalmente sappiamo ben poco, con cui non sentiamo alcuna connessione e di cui non ci importa granché di cosa vi accade.
Ma succede solo laggiù?
Il mio primo lavoro dopo l’università fu investigare il traffico illegale di avorio africano. E così nacque la mia relazione con la corruzione. Nel 1993, con due amici e colleghi abbiamo dato vita all’organizzazione Global Witness. Nella nostra prima campagna ci siamo interessati a come il disboscamento illegale finanziava la guerra in Cambogia. Nel 1997, in Angola, sotto copertura, ho investigato sul traffico di diamanti. Il film “Blood Diamond”, con Leonardo Di Caprio è in parte basato sul nostro lavoro.
Ma durante i miei viaggi e le mie inchieste ho capito che c’era un problema diverso, le persone con cui parlavo ogni giorno mi riferivano di un qualcosa di più grande: una rete massiccia di corruzione su scala globale e milioni di petrodollari mancanti.
Negli anni abbiamo investigato e portato avanti una campagna davvero incredibile, considerando quanti pochi eravamo e le risorse a nostra disposizione.
Così ho constatato più e più volte che ciò che rende la corruzione possibile su scala globale, non è solo l’avidità o l’abuso di potere o un governo debole. La corruzione viene resa possibile dalle azioni dei mediatori globali.
Per capire chi sono dobbiamo tornare alle persone di cui vi parlavo prima.
Tutte le persone su cui abbiamo investigato, non potevano fare quello che hanno fatto da sole. Obiang, per esempio, ha fatto affari con le banche globali. Una banca a Parigi teneva i conti delle aziende che lui controllava, una di queste ha poi comprato le opere d’arte, e le banche americane hanno fatto entrare negli Stati Uniti 73 milioni di dollari con cui ha acquistato la villa in California. Niente di tutto ciò è stato fatto a suo nome.
Così la realtà è che il motore della corruzione è diretto dal nostro sistema bancario internazionale, dal problema delle società di copertura anonime, e dalla segretezza che noi abbiamo offerto alle grandi operazioni minerarie, petrolifere e di gas naturale e, soprattutto, dal fallimento dei nostri politici.
Prendiamo le banche. Non è certo una sorpresa per me dirvi che le banche accettano denaro sporco, ma riescono ad ottimizzare i loro profitti in molti altri modi. Ad esempio, nel Sarawak, in Malesia, solo il 5% delle foreste sono ancora intatte. Cinque per cento! Come è potuto accadere?
Così abbiamo inviato un investigatore sotto copertura per filmare segretamente le riunioni tra i membri dell’élite dominante, e il filmato che potete vedere su YouTube, ha dimostrato quello che sospettavamo da tempo. Il primo ministro utilizzava il suo controllo sulle licenze per arricchirsi. La banca ha violato parecchie leggi, ma ha guadagnato milioni di dollari.
E poi c’è il problema delle società di copertura anonime. Bene, ne abbiamo tutti sentito parlare, e sappiamo tutti che vengono usate da soggetti e aziende che cercano di evitare di pagare le tasse. Ma ciò che di solito non si viene a sapere è come le società di copertura vengano usate per rubare ingenti somme di denaro dai paesi poveri.
Un recente studio della Banca mondiale ha preso in esame 200 casi di corruzione. Ne è emerso che in oltre il 70% dei casi avevano usato società di copertura anonime, per un totale di circa 56 miliardi di dollari.
E infine, ci sono coloro che credono che la corruzione sia inevitabile, che sia troppo complicato e difficile. Perciò, che si fa? Semplicemente lo accettiamo?
Nel 1999, quando la Global Witness fece un appello affinché le compagnie petrolifere rendessero trasparenti le transazioni finanziarie, ci derisero per l’ingenuità di quella piccola idea. Ma ora si comincia ad assistere a uno standard di trasparenza in tutto il mondo.
Si tratta quindi di un cambiamento possibile. Questo è il progresso. Ma la strada è ancora lunga indubbiamente. Perché in realtà la corruzione è un business veramente globalizzato, e c’è bisogno di soluzioni globali, sostenute e portate avanti da tutti nel Mondo.
Tradotto da Alessandra Tadiotto
Revisione di Ana María Pérez