Sono passati più di trent’anni da quando è avvenuto il terribile disastro di Chernobyl del 1986, ma le immagini dei bambini e delle persone morte dopo essere state esposte alle radiazioni nucleari sono ancora fresche nelle nostre menti. L’evento che ha distrutto le generazioni durante la notte non è altro che un incubo per tutta la vita per le persone che lo hanno vissuto.
Dalle ceneri della centrale nucleare nasce oggi Solar Chernobyl, una centrale elettrica solare ufficialmente inaugurata venerdì.
L’impianto, da 1,2 milioni di dollari, si trova a soli cento metri da una gigantesca cupola metallica che sigilla i resti della centrale nucleare che ha subito un catastrofico tracollo nel 1986.
“Oggi colleghiamo la centrale al sistema di potere dell’Ucraina”, ha detto Yevgen Varyagin, capo della Solar Chernobyl, una società ucraino-tedesca dietro al progetto.
La struttura, che è installata su un’area di 1,6 ettari (4 acri), può alimentare un villaggio di medie dimensioni di circa 2.000 famiglie.
Le autorità ucraine hanno offerto agli investitori quasi 2.500 ettari per costruire pannelli solari e, oltre al prezzo economico del terreno, il luogo è anche attraente in quanto offre collegamenti con la rete elettrica.
Gli investitori stranieri sono attratti dal prezzo al quale l’Ucraina acquisterà l’energia solare, che supera la media europea del 50%, secondo gli esperti. L’Ucraina, che negli ultimi anni ha smesso di acquistare gas naturale dalla Russia, punta a diversificare la produzione di elettricità.
Il reattore numero quattro dell’impianto di Chernobyl è esploso il 26 aprile 1986 e la perdita ha contaminato fino a tre quarti d’Europa, secondo alcune stime, colpendo soprattutto Russia, Ucraina e Bielorussia.
A seguito del disastro, le autorità sovietiche hanno evacuato centinaia di migliaia di persone e il vasto territorio – oltre 2.000 chilometri quadrati di larghezza – è rimasto abbandonato. Gli altri reattori sono stati chiusi gradualmente, con l’ultima chiusura nel 2000, che ha messo fine all’attività industriale nell’area.
Gli umani, tuttavia, non possono tornare a vivere nella zona per altri 24.000 anni, secondo le autorità ucraine.