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La legge bavaglio è allo stesso tempo tragica e comica. E’ tragica perché sancisce per legge la scomparsa dell’informazione, è comica perché l’informazione in Italia è scomparsa da tempo immemorabile. La legge bavaglio fotografa uno stato di fatto e a molti paraculi questo non sta bene. Volevano continuare a non informare motu proprio, in silenzio per l’appunto. Il regime, perché viviamo in un regime da molto tempo, è un regime bipartisan che coloro che si stracciano ora le vesti hanno reso possibile, vitale, con gaudio. La “gioiosa macchina da guerra dell’informazione” ha operato in modo trasversale senza guardare in faccia a nessuno e senza alcun rispetto della libertà.
Due anni fa organizzai un referendum per una “Libera informazione in libero Stato“, poneva tre quesiti, uno era l’abolizione della legge Gasparri che ha ratificato il controllo delle televisioni nelle mani di un unico soggetto. Io e due milioni di persone, che parteciparono e firmarono, il 25 aprile 2008, fummo sbeffeggiati dai giornali. La Repubblica ospitò un feroce editoriale in prima pagina. Il Corriere diede uno spazio superiore rispetto al Vday a un’intervista in ginocchio al noto bibliofilo Dell’Utri. La Stampa pubblicò una foto di un Grillo urlante al culo del cavallo di piazza San Carlo, ripresa dal basso, come se fosse vuota, e invece erano presenti 150.000 persone. Le televisioni, più sobriamente, ignorarono del tutto l’evento. La Confindustria, i sindacati, la sinistra che la trionferà, i partiti, tutti contro. Quelli che invocano oggi la piazza con vari colori non hanno mai mosso un dito per cambiare le regole. Quando i cittadini sono andati in piazza, li hanno abbandonati a sé stessi. D’Alema con una legge infame (n. 488, art.27 comma 9, del 23/12/1999) ha regalato, quando era presidente del Consiglio, le televisioni a Berlusconi. Il Pdmenoelle è un partito collaborazionista, è nei suoi geni, gli altri sono mosche cocchiere del Regime, ne vivono di riflesso. Questo governo, questo Parlamento, questi partiti devono collassare per poter ripartire.
Che fare? Se ognuno vale uno, ognuno deciderà se fare disobbedienza civile e pagarne le conseguenze. Io per primo. Continuerò a fare informazione in Italia, da un sito italiano, con un server italiano. Se ognuno vale uno non dovrà permettere che tutto cambi perché nulla cambi. La transizione dalla Prima Repubblica alla Seconda Repubblica è avvenuta con facce nuove nella continuità di vecchi poteri. Questo è il rischio più grave, che la storia si ripeta, che sepolcri imbiancati o finti oppositori si approprino dello Stato. L’unico punto di riferimento deve essere il cittadino. Nessuno ha la legittimità di rappresentarlo. Tanto meno i partiti che, in un momento di crisi economica che distrugge lo Stato sociale, non hanno la dignità di rinunciare a un miliardo di euro di cosiddetti (da loro) rimborsi elettorali e consentono ai parlamentari di maturare la pensione dopo due anni e mezzo. Sono tutti complici. I giornali che vivono di carità pubblica attraverso il finanziamento dello Stato, la Confindustria che è una concessionaria dello Stato. I sindacati che come le stelle sono rimasti sempre a guardare. Quando la dittatura è palese, nessuno può più negarla. La legge bavaglio è una buona notizia. E’ a suo modo, una grande operazione di verità.