(WWF) – I cacciatori italiani continuano a fare stragi di piccoli uccelli all’estero, soprattutto sulla rotta balcanica. Due seguaci di Diana, entrambi residenti ad Arezzo, sono stati fermati al valico di frontiera tra Serbia e Croazia di Bajakovo. Ne dà notizia la Società croata per la protezione degli uccelli e della natura HDZPP (Hrvatsko društvo za zaštitu ptica i prirode). La polizia di frontiera croata da sempre attiva nel contrasto del traffico illegale di fauna protetta ha sorpreso i due cacciatori italiani in possesso di 331 allodole, specie strettamente protetta sia in Serbia che in Croazia. Immediatamente è scattato il sequestro degli uccelli abbattuti e di tutta l’attrezzatura di caccia (allodole imbalsamate da richiamo, specchietti, zimbelli per un peso di oltre 50 chili). I due cacciatori sono stati multati per un importo complessivo di 4.000 euro e successivamente rilasciati.
In Romania il 24 ottobre scorso su ricorso degli ambientalisti la Corte d’appello di Brașov ha sospeso la caccia a quattro specie, tra cui l’allodola, di cui quest’anno era consentito l’abbattimento di 439.000 esemplari. La caccia all’allodola è stata possibile solo a partire dal 1996 proprio per soddisfare i cacciatori italiani. Come da sempre sottolineano gli ambientalisti rumeni la caccia all’allodola, oltre che avvenire con mezzi vietati come i richiami acustici, diventa una copertura per la strage di piccoli uccelli di specie protette. Ogni anno cacciatori italiani sono al centro di scandali per bracconaggio e illegalità sul commercio di armi e cartucce. Proprio in questi giorni tre cacciatori sono stati denunciati per bracconaggio nella Conte di Brăila.
Rotta balcanica. Lungo la rotta balcanica transitano ogni autunno centinaia di migliaia di uccelli protetti molti dei quali finiscono abbattuti dai cacciatori italiani in tutta l’area (Romania, Serbia, Macedonia). Nel 2001 l’Operazione Balkan Birds condotta dall’allora CFS portò al sequestro di circa mezzo milione di piccoli uccelli e all’arresto di 5 persone.
In Italia secondo il report WWF “Crimini di natura” (2014), sono circa 50.000 i cacciatori ‘in trasferta’ all’estero almeno una volta all’anno. Un giro d’affari di milioni di euro l’anno, soprattutto in paesi dove assenza di controlli e corruzione consentono a cacciatori senza scrupoli di sparare anche a specie protette.
“Il traffico non si è mai interrotto” afferma Giampaolo Oddi Coordinatore delle Guardie Giurate Volontari WWF Italia “migliaia di cacciatori italiani si recano all’estero per abbattere soprattutto piccoli uccelli protetti, destinati poi al mercato clandestino in Italia. E’ necessario aumentare i controlli presso gli aeroporti e lungo le vie di comunicazione da dove rientrano i cacciatori al ritorno delle battute di caccia nell’est europeo”.
Il WWF chiede inoltre che si intervenga su quelle Leggi regionali (come nel caso della Lombardia) che permettono “la consumazione anche in pubblico esercizio di fauna selvatica”, norma in totale contrasto con il divieto di commercializzazione di fauna selvatica (fatta eccezione per poche specie come germano reale, colombaccio, starna) stabilito dalla Direttiva europea e dalla Legge nazionale 157. Unita alla scarsità di controlli, questa norma incentiva la strage di piccoli uccelli in Italia e all’estero. La sospensione della caccia all’allodola in Romania, se venisse confermata, ridurrebbe drasticamente il bracconaggio nell’est europeo. Il WWF si augura una sua definitiva protezione in Romania, anche alla luce del calo drammatico della popolazione della specie.