Il governo guidato da Giorgia Meloni sembra aver intrapreso una vera e propria crociata contro la cannabis light, un settore che fino a pochi anni fa godeva di una legislazione favorevole e di un crescente successo economico. La cannabis light, caratterizzata da un bassissimo contenuto di THC (inferiore allo 0,2 per cento), era stata legalizzata per usi industriali nel 2016, aprendo nuove opportunità di mercato e impiegando migliaia di persone in Italia. Tuttavia, la nuova direzione intrapresa dall’esecutivo potrebbe cambiare radicalmente le sorti di questo comparto.
Il primo segnale forte è arrivato a giugno, quando il ministero della Salute ha deciso di inserire il cannabidiolo (CBD) tra le sostanze considerate stupefacenti, vietando la vendita di prodotti contenenti questa sostanza in esercizi commerciali come erboristerie e tabaccherie. Solo le farmacie, e unicamente dietro prescrizione medica non ripetibile, possono ora vendere queste composizioni per uso orale. Una mossa che ha scatenato preoccupazioni tra i lavoratori e gli imprenditori del settore, i quali vedono in questo provvedimento una minaccia alla loro attività.
La vicenda ha preso una svolta legale l’11 settembre, quando il Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio ha sospeso temporaneamente il decreto ministeriale, rispondendo positivamente al ricorso avanzato dagli Imprenditori Canapa Italia (ICI). Ora, l’udienza decisiva è fissata per il 16 dicembre, e si attende con trepidazione una sentenza che potrebbe segnare il futuro dell’intero settore della cannabis light in Italia.
Di seguito il reportage video prodotto dalla piattaforma europea Arte