di Paolo Ermani – Tra poco è Pasqua e ancora una volta eccoci nell’ennesima festa del consumo dove l’ambiente piange lacrime amare. Non servono manifestazioni oceaniche dei giovani per la difesa del nostro habitat, appelli di ogni tipo, il mare ridotto a zuppa di plastica, pesci agonizzanti. E così anche quest’anno immancabilmente negozi e supermercati sono strapieni delle uova di Pasqua. Intere muraglie multicolori di uova di ogni tipo con confezioni sgargianti cioè lenzuoli di plastica, fanno bella vista e invogliano a comprare. Uova sempre più particolari o dalle dimensioni enormi ma poi beffardamente gli annunci nei supermercati spiegano quanto si siano impegnati per questa o quella campagna ambientale.
E così per qualche grammo di cioccolato si comprerà una quantità di plastica spropositata, nell’ordine: il lenzuolo di confezione, il suo relativo fiocco o laccio, il basamento che tiene l’uovo, la confezione in cui c’è la sorpresa e la sorpresa stessa ovviamente di plastica. E purtroppo l’unica vera pessima sorpresa ce l’avranno pesci, animali e discariche in genere nel vedersi arrivare i postumi della Pasqua ormai totalmente plastificata.
Ci sono tanti esempi negativi di spreco e inquinamento ma questo è particolarmente emblematico. Possibile che non ci si rende conto che tutto ciò non può continuare, che è assurdo, senza senso, nocivo per chiunque? Compriamo dei rifiuti e li paghiamo pure salati. Chi vende questa roba non si fermerà fino a che prodotti del genere non solo verranno lasciati sugli scaffali ma saranno presi per quello che sono, cioè gesti contro l’ambiente e le persone.
Il vero potere è del cosiddetto consumatore che può decidere quale mondo abitare, se quello modello discarica o quello modello giardino.
Le uova di plastica rimandiamole al mittente, chissà che il prossimo anno sia veramente una Pasqua per l’ambiente.