di Roberto Cenci – I fanghi di depurazione sono il prodotto solido finale che si ottiene dopo aver depurato le acque “nere” delle abitazioni e delle acque che vengono raccolte dal sistema fognario nei centri abitati e nelle città.
Cosa contengono i fanghi di depurazione; possiamo dire che c’è un mondo di cose, si va dai residui dopo aver lavato pentole, piatti e posate quindi detersivi, grassi, olii, e altro ancora. Quando andiamo in bagno possiamo immaginare quante cose facciamo passare tirando lo sciacquone, poi ci si lava e tutto va a finire nelle condutture che arrivano al depuratore. Le strade delle città e dei paesi, con le piogge l’acqua contiene incombusti, microgomme dovute all’usura degli pneumatici, metalli pesanti, contaminanti organici come diossine o altro ancora. Si trovano anche droghe per l’uso che alcuni cittadini fanno. Tutto questo e molto altro ancora va al depuratore che può essere inteso come un enorme organismo capace di “smontare” molecole e purificare l’acqua. Il residuo solido che rimane è dato dai fanghi di depurazione. In Italia ogni anno se ne producono circa 3.3 milioni di tonnellate, una quantità notevole che deve trovare una collocazione. Tre sono le vie che vengono utilizzate per smaltirli: in discarica, inceneriti, utilizzati in agricoltura come ammendanti previo compostaggio e dopo analisi chimiche e biologiche. L’utilizzo dei fanghi in agricoltura avviene in quanto essi contengono una notevole quantità di sostanza organica che è importantissima per il suolo, inoltre sono presenti in buone concentrazioni tre nutrienti quali, fosforo, potassio e azoto. Quindi in teoria i fanghi possono essere sparsi nei suoli agricoli senza dover utilizzare i concimi, però non dobbiamo dimenticare tutti gli altri contaminanti organici e inorganici che potrebbero arrecare nel tempo danni al suolo e ai prodotti che si coltivano.
A tale scopo ho ideato, diretto e realizzato un progetto per la Commissione europea, progetto dal nome BIO-BIO che ha avuto come scopo la valutazione dei potenziali danni indotti dai fanghi di depurazione ai suoli. Al progetto hanno partecipato quindici istituti ed università europee. Sono state scelte tre aziende agricole, una che utilizza pratiche biodinamiche, una che utilizza stallatico e concimi minerali, una che da sempre utilizza solo fanghi di depurazione. I campionamenti del suolo e le analisi sono stati fatti nelle quattro stagioni per vedere se ci fossero diversità nei risultati dovute alle differenti condizioni ambientali. I risultati sono stati sconcertanti, le prime due aziende i valori chimici e biologici davano suoli in buona salute con valori per i composti organi e inorganici nella norma. L’azienda che da sempre utilizzava i fanghi di depurazione aveva una notevole riduzione della biodiversità nel suolo e un aumento della concentrazione di tutti i parametri.
Ognuno tragga le dovute conseguenze. I risultati della ricerca sono stati pubblicati da Fresenius e come EUR Report dalla Commissione Europea.
L’AUTORE
Roberto Cenci – Ha lavorato per oltre 40 anni presso la Commissione Europea in qualità di esperto ambientale. Si è laureato in Scienze Biologiche e successivamente in Scienze Naturali presso l’Università degli studi di Milano dove ha insegnato come professore a contratto. Ha un master in Diritto ambientale. Ha scritto più di 200 pubblicazioni scientifiche, 40 libri e ha tenuto oltre 300 conferenze. Ha ideato e diretto numerosi progetti ambientali. La rivista Le Scienze nell’anno 2003 gli ha dedicato 7 pagine. E’ stato Consigliere Regionale Lombardia M5S. Lotta per non lasciare debiti a chi verrà dopo di noi.