Ne “L’Isola dei senza memoria” , libro della scrittrice giapponese Yoko Ogawa, si narra di un luogo misterioso e senza nome, tormentato da strani eventi che sconvolgono gli abitanti.
Gli oggetti, insieme ai ricordi ad essi legati, scompaiono misteriosamente, lasciando le persone nell’incertezza più totale.
La scrittrice dipinge un quadro di un regime totalitario che vuole cancellare dalla memoria collettiva non solo gli oggetti, ma anche i ricordi stessi. Gli abitanti dell’isola vivono in un perpetuo inverno di oblio e privazione. Coloro che osano cercare di preservare i ricordi vengono perseguitati e arrestati dalla polizia dei ricordi.
L’idea del libro si presta ad una esatta analogia con il nostro presente. Oggi, le cose scompaiono incessantemente senza che neppure ce ne rendiamo conto. E scompaiono i ricordi, scompare la memoria, per la quale ci distinguiamo dagli animali. La proliferazione di oggetti ci illude, simulando un’abbondanza che non esiste. Ed è la nostra immersione nell’era della comunicazione e dell’informazione a far svanire le cose. Le informazioni, considerate “non-cose”, si ergono davanti agli oggetti, facendoli gradualmente svanire. Viviamo in un mondo in cui il predominio dell’informazione viene scambiato per libertà.
Contrariamente alla distopia di Ogawa, la nostra società dell’informazione non è però cosí monotona. Le informazioni simulano eventi. Si fondano sul brivido della sorpresa. Ma questo brivido non dura a lungo: ben presto emerge il bisogno di nuovi stimoli. Noi ci abituiamo a percepire la realtà in termini di stimoli e sorprese. In veste di cacciatori d’informazioni diventiamo ciechi nei confronti delle cose silenziose, poco appariscenti, vale a dire abituali, secondarie o ordinarie cui manca qualsiasi capacità di stimolare ma che sanno ancorarci all’essere.
Ci troviamo nel passaggio dell’era delle cose all’era delle “non-cose”, ovvero le informazioni. Non sono gli oggetti, bensì le informazioni a predisporre il mondo in cui viviamo. Non abitiamo più la terra e il cielo, bensì Google Earth e il cloud. Il mondo si fa sempre più inafferrabile e vincolante, nulla offre più appigli. L’attuale iperinflazione degli oggetti, che conduce alla loro esplosiva proliferazione, è a sua volta sintomo di una crescente indifferenza nei loro confronti. Le nostre ossessioni non sono più indirizzate alle cose, bensì alle informazioni e ai dati. Ormai produciamo e consumiamo più informazioni che cose. Siamo tutti “infomani”. Abbiamo perso il contatto con il reale. È necessario tornare a rivolgere lo sguardo alle cose concrete, modeste e quotidiane. Le sole capaci di starci a cuore e stabilizzare la vita umana.