“Nessuna attività economica che sopravvive pagando salari sotto al livello di sussistenza abbia alcun diritto di continuare ad esistere in questo paese. […] E con livello di sussistenza non mi riferisco alla “mera” sussistenza – intendo un salario adeguato ad una vita dignitosa” (Roosevelt 1933, Statement on National Industrial Recovery Act).
di Beppe Grillo – In Italia ci sono 4,5 milioni di lavoratori che guadagnano meno di 9 euro lordi all’ora, 2,5 milioni non arrivano a 8 euro e circa 400 mila persone hanno salari così bassi da doverli integrare col Reddito di cittadinanza (Dati INPS). Milioni di persone che, pur lavorando, sono povere. Persone che per sbarcare il lunario tra inflazione e caro bollette, devono applicare leggi fisiche quantistiche!
Sotto i 9 euro ci sono il 38% dei giovani, il 16% degli over 35 anni, il 21% degli uomini e il 26% delle donne, e i settori di attività più esposti sono il turismo, la ristorazione, la logistica, i beni e le attività culturali, le attività di cura e di assistenza alle persone.
Attualmente il salario minimo esiste in 21 paesi su 27 dell’Unione Europea. Non c’è nel nostro paese e in Danimarca, in Finlandia, Austria, Svezia e Cipro. Si va dai 332 euro mensili della Bulgaria ai 2.257 euro mensili del Lussemburgo.
E mentre i nostri vicini, Francia, Spagna e Germania (12 euro!) hanno aumentato i salari per far fronte alla crisi, nel nostro paese gli stipendi sono sempre più da fame.
L’introduzione di una legge sul salario minimo orario è una battaglia che il M5S porta avanti dal 2013, quando la misura fu inserita nella prima proposta di legge sul Reddito di Cittadinanza con lo scopo di aiutare le persone a uscire dalla povertà e aumentare gli stipendi dei lavoratori.
Abbiamo i salari fermi da oltre 30 anni! E in questi 30 anni la crescente disuguaglianza ha reso ancora più arrabbiati i lavoratori. La ricchezza del pianeta si è concentrata nelle mani di poche persone. Pensate che i 3 uomini più ricchi d’Italia posseggono il totale delle ricchezze dei 6 milioni di italiani più poveri. Possiamo riscrivere un nuovo sistema economico, che non funzioni solo per i ricchi e i potenti, ma per tutti.
Per questo abbiamo l’urgente e vitale bisogno di una legge sul salario minimo, affinché nessuno venga più sfruttato. Da quattro anni i nostri portavoce lavorano per introdurla, e da quattro anni si scontrano con le altre forze politiche che minano di emendamenti la proposta di legge.
La proposta del m5s, a prima firma della nostra ex Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, è chiara: introdurre una sorta di test di “dignità” salariale, una soglia minima inderogabile fissata a 9 euro, e rafforzare la contrattazione collettiva “sana”, valorizzando contratti collettivi nazionali di lavoro cosiddetti “leader ”, in modo da porre fine alla proliferazione dei cosìddetti CCNL “pirata”.
Non possiamo più aspettare, c’è bisogno di una legge sul salario minimo, per ridurre le disuguaglianze e combattere la precarietà.
Restituiamo dignità ai lavoratori, ora. E’ la nostra battaglia di civiltà!