di Claudio Cominardi – In Italia le frodi esistono eccome. Ogni anno l’evasione tributaria ed evasione contributiva fa “sparire” almeno 110 miliardi di euro dalle casse dello Stato.
Parliamo di un danno 2.200 volte superiore a quello causato dai “furbetti” del Reddito di Cittadinanza (pari a 50 milioni di euro quest’anno).
Eppure sembra che il male del Paese sia proprio il Reddito di Cittadinanza, la misura che per legge prevede il maggior numero di controlli.
Per contrastare gli abusi e garantire il massimo controllo anche nell’erogazione del RdC, nel 2019 l’INPS ha creato una struttura Antifrode che, tra le altre cose, ha permesso di:
- recuperare 200 milioni di euro di compensazioni indebite;
- individuare e fermare 3.000 aziende fantasma che hanno fatto indebitamente ricorso alla cassa integrazione;
- individuare 40.000 soggetti che hanno percepito indebitamente dei bonus per imprenditori e professionisti danneggiati dall’emergenza Covid;
- individuare 70.000 rapporti di lavoro fittizi, evitando l’erogazione di circa 500 milioni di euro di NASPI;
La gran parte di chi ha percepito il Reddito di Cittadinanza senza averne diritto è risultato evasore totale, cioè frodava lo Stato ben prima dell’introduzione della misura. È grazie ai controlli sul RdC se sono state scoperte decine di truffatori seriali che altrimenti avrebbero continuato a sottrarre risorse alla collettività.
Quando si parla di miliardi di euro “buttati” nel Reddito o “regalati” a chi preferirebbe starsene in poltrona bisognerebbe anche ricordare che si tratta di piccole somme accreditate su una carta acquisti e da spendere nel mese di riferimento.
Queste risorse si traducono prevalentemente in acquisti di prima necessità nelle tante attività di quartiere come il panettiere, il fruttivendolo, il calzolaio, l’ottico.
La verità è che chi attacca il RdC lo fa prevalentemente per meri calcoli politici. Magari si tratta pure di politici ben pagati e con il vitalizio in tasca.
Prima di additarlo come il male del Paese o di parlare di una sua abolizione, dunque, bisognerebbe guardare i percettori bene in faccia. E trovare il coraggio per dirgli che si vuole togliere l’unico strumento che ad oggi li separa dalla criminalità, dalla dispersione scolastica, dallo sfruttamento e dalla disperazione più profonda.