“Avete capito cosa sono i “novel food“?
Quasi sicuramente molti di voi sono convinti che l’Unione Europea vorrebbe servirci insetti a tavola. E’ vero ma riduttivo, perché il problema è più complesso. Partiamo col suddividere il nuovo regolamento votato ieri al Parlamento (a cui il MoVimento 5 Stelle si è opposto) in due grandi tronconi: il primo si riferisce a tutti quei cibi che vengono prodotti con tecnologie esistenti dopo il 1997, quelle alimentari definite innovative. Il secondo, invece, parla dell’approvazione di cibi tradizionali importati da Paesi terzi.
LA MANCATA APPLICAZIONE DEL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE: LE NANOPARTICELLE
Per quanto riguarda le nuove tecnologie, il grosso problema sono i cibi contenenti nanoparticelle. Dal momento che si è stabilita una soglia di tolleranza del 50%, si è deciso di consentire percentuali negli alimenti 2,5 volte superiori a quanto ritenuto consigliabile e di non tenere conto della migrazione di nanoparticelle eventualmente contenute negli imballaggi a contatto con alimenti. Una cifra abnorme considerando che la stessa EFSA – la quale non ha mai brillato per posizioni particolarmente oltranziste – aveva suggerito un limite non superiore al 10%. Un valore studiato in modo da applicare il famoso principio di precauzione, viste le incertezze sul comportamento che queste particelle avrebbero sul metabolismo degli esseri umani.
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SOGLIE DI TOLLERENZA NON DEFINITE
La seconda perplessità riguarda la posizione che riconosce come prodotto tradizionale un alimento utilizzato da almeno 25 anni dalla maggioranza di una determinata popolazione. E qui entrano in gioco i famosi cibi importati da Paesi terzi. Di quante persone stiamo esattamente parlando? Se la popolazione in questione conta di quattromila abitanti, vuol dire che ci basta come test un campione di appena duemila persone? Sarebbe davvero assurdo dare il via libera alla commercializzazione di cavallette provenienti da una regione del mondo che conta meno abitanti di una qualsivoglia provincia italiana.
LA BEFFA PER L’ITALIA
Dal punto di vista del Bel Paese non cambia molto. La nostra cultura alimentare è consolidata e probabilmente nessun italiano andrà a comprarsi pomodori freschi e cavallette. Anzi, è molto facile che – vista l’assenza della domanda – non dovremo fare i conti con questi prodotti nemmeno sugli scaffali. Ma il discorso cambia sulla prima fascia di problemi che abbiamo descritto, perché le nuove tecnologie riguardano specialmente gli ingredienti dei prodotti, e non il risultato finale che vediamo ben ordinato sul bancone del supermercato. Con questo sistema saranno praticamente irriconoscibili quei cibi costruiti con “novel food” affetti da nanoparticelle.
VINCONO LE MULTINAZIONALI
In questa vicenda, escluso il risalto mediatico, a trionfare sono le multinazionali. Sono loro ad avere il portafogli gonfio. Tutti i Paesi nei quali la cultura alimentare è praticamente assente rappresentano una vera e propria miniera d’oro. In barba al famoso principio di precauzione, ancora una volta scavalcato in nome del profitto. D’ora in avanti il MoVimento 5 Stelle in Europa si batterà con tutte le forze per garantire la sicurezza dei consumatori.
Le lobby possono vincere la battaglia, noi non molleremo mai. Percorreremo ogni strada possibile e ci batteremo fino a quando la salute dei cittadini non sarà garantita a livello scientifico.” M5S Europa
I “novel food” in un’infografica (scaricala nelle dimensioni originali):